In 1.300 a Manduria, 80 chiedono ‘protezione’

MANDURIA – Se non fosse per quella enorme distesa di blu che si nota a centinaia di metri di distanza, più che una tendopoli sembrerebbe un cantiere edile con tanti operai al lavoro. C’è di tutto in quell’area dismessa dell’ex aeroporto militare tra Manduria e Oria (Brindisi): militari e vigili del fuoco al lavoro, gru e ‘bob cat’ che vanno e vengono sbancando terreni, gruppi di elettricisti e idraulici che spuntano come funghi.
Ma soprattutto in quella tendopoli che assomiglia ancora ad un girone dantesco ci sono sempre piu’ immigrati. Da oggi sono circa 1.300, ma le cifre sono assolutamente approssimative. La tendopoli, nonostante i servizi di sicurezza e di controllo rafforzati da parte delle forze dell’ordine (200 unità tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e persino militari della Forestale a cavallo), è come una gruviera di cui non si riesce a tappare i buchi. La maggiore presenza di forze dell’ordine ha fatto svanire l’idea delle ronde private di cittadini, ma le fughe si susseguono a ritmo impressionante e spesso a gruppi numerosi.


Per abbandonare il campo gli immigrati, quasi tutti tunisini, dopo aver scavalcato la piccola rete di recinzione, si nascondono in ex dormitori diroccati aspettando per qualche minuto il momento buono: poi, via di corsa nelle campagne. In tanti cercano la stazione ferroviaria per raggiungere il nord Italia, come hanno fatto a gruppi prendendo quasi d’assalto i treni alla stazione di Oria (Brindisi). In 22 sono stati bloccati nelle ultime ore nella stazione di Torino e altri 200 tunisini, pare svaniti nel nulla da Lampedusa, sono stati rintracciati a Ventimiglia su un treno proveniente da Roma.


Ieri gli 827 immigrati partiti da Lampedusa a bordo della nave Catania della flotta Grimaldi sono sbarcati alla base navale di Taranto della Marina militare e trasferiti in pullman alla tendopoli di Manduria.


Volti stanchi, i più fortunati con qualche busta come bagaglio a mano, sono stati tutti accompagnati al di là della recinzione. Tutti tranne 21, o meglio nove coppie più tre donne single, con cinque delle 12 donne in stato di gravidanza e una prossima al parto. Le donne si sono rifiutate di scendere dal bus perché non volevano essere separate dai mariti. La soluzione per loro è stata trovata in serata: saranno accolti nel Centro per richiedenti asilo (Cara) di Bari.


Nella tendopoli, che non si sa ancora quando finirà di essere un cantiere ma definita per ora ‘centro di accoglienza’, lavorano oltre 80 persone del consorzio nazionale Connecting People, attraverso i consorzi locali Solidale e Nuvola, compresi gli operatori sanitari (solo due medici e due infermieri). Resta tutto aperto il problema numero uno: quale destino avranno gli immigrati della tendopoli?


In 80 circa hanno chiesto protezione internazionale sulla base di una norma della convenzione di New York riguardante le vittime di persecuzioni; a breve per loro sarà attivata la procedura per l’eventuale riconoscimento del nuovo ‘status’. Unica piccola macchia nera, tre immigrati arrestati nei giorni scorsi perché destinatari di provvedimenti della magistratura per aver commesso reati in precedenti soggiorni in Italia. La stragrande maggioranza degli ospiti dice di voler solo transitare in Italia per raggiungere parenti in Francia, Germania, Belgio e Olanda. Ma non avendo ancora titolo per rimanere in Italia, sono assimilati ai clandestini. Per loro la parola ‘futuro’ non ha ancora un senso.