L’aventino divide il Pd

ROMA – Non solo il Parlamento e la piazza sono da presidiare per battere Berlusconi, ma anche i Tg e i talk show: a lanciare il terzo fronte di contrasto al governo è stato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani che, archiviato il dibattito sul cosiddetto ‘’aventino’’, ha proposto ai leader dei partiti di opposizione presenti in Parlamento di dar vita a un Osservatorio comune per fronteggiare ‘’l’oscuramento’’ delle stesse opposizioni che il governo si appresterebbe a mettere in atto specie nella Rai.
Il successo ottenuto dalle opposizioni nell’aula della Camera sul processo breve, ha riaperto il dibattito sulla proposta di Rosy Bindi, di fare ‘’gesti eccezionali in una situazione eccezionale’’. Compreso, in certi casi, abbandonare l’aula.
– La non partecipazione può essere più chiara, più diretta – ha detto Bindi – di una partecipazione che non incide e spesso si rivela inutile.
– Finchè sono capogruppo io – ha tagliato corto Dario Franceschini – non ci sarà mai un ‘aventino’’’.
Su questo ha concordato Franco Marini:
– L’Aventino mai. Meglio lo scontro in Parlamento.
Dopo la vittoria di ieri, Massimo D’Alema, che ieri si era confrontato con Bindi su questo tema, ha rivendicato di ‘’avere ragione’’. Ignazio Marino ha proposto un gesto ancora più eclatante: le dimissioni di tutti i parlamentari delle opposizioni per spingere a elezioni anticipate. Il segretario Pier Luigi Bersani ha invitato a non incartarsi nel dibattito ‘’sulla tattica parlamentare’’.
– Dobbiamo presidiare tutte le postazioni, il Parlamento, la piazza e il Paese.
E quanto al gesto eclatante, Bersani è pragmatico:
– E’ da un anno che dico che Berlusconi porterà uno strappo istituzionale, politico e sociale. Quello di ieri non è il primo passo, né sarà l’ultimo.
Insomma si valuta caso per caso, perchè non c’è da illudersi che il processo breve sia ancora il Giudizio Finale. Tuttavia il tema della ‘’spallata finale’’ torna a balenare nelle opposizioni. Lo dice Antonio Di Pietro, che invita a ritentare la strada delle mozioni di sfiducia al governo, e anche quelle individuali ai ministri. E anche il moderato Enrico Letta afferma:
– Questa due giorni segna una svolta, dimostra che il governo non arriva al 2013, e nemmeno al 2012.
Di qui l’invito di Bindi a non ripetere gesti come l’astensione della scorsa settimana sul federalismo regionale.
– Non possiamo alternare settimane come questa a settimane di bonaccia.
Non si tratta di un dibattito astratto. Nei giorni scorsi Bersani aveva aperto al dialogo con il ministro Tremonti in vista del Piano nazionale di riforme economiche da presentare a Bruxelles ad aprile. Se il ministro del Tesoro aprisse davvero il confronto, cosa dovrà fare il Pd? E in caso di escalation in Libia, che richiede una chiamata bipartisan alle armi? In attesa di queste eventualità Bersani si prepara alla prossima ‘’campagna di Russia’’, quella sulla Rai. Ha scritto ai leader di Idv, Udc, Ap e Fli proponendo un ‘’osservatorio’’ comune su Tg e talk show Rai, poichè il governo vorrà ‘’oscurare le opposizioni’’ in vista delle amministrative del 15 maggio. E i primi sì sono arrivati da Antonio Di Pietro e dai centristi con Roberto Rao. Comunque rimane il triplice presidio di ‘’Parlamento, piazza e Paese’’ di Bersani, con Bindi che aggiunge:
– E’ necessaria una strategia comune tra tutte le opposizioni e i movimenti che in questi primi mesi del 2011 hanno promosso e organizzato grandi momenti di mobilitazione popolare.
Appunto, piazza e Palazzo.