Per la paura dei rimpatri, la protesta dei migranti

AGRIGENTO – Ieri i migranti sono tornati a protestare per le strade di Lampedusa, improvvisando nel pomeriggio un corteo prima di radunarsi nel molo del porto vecchio, dove a centinaia hanno chiesto a gran voce di lasciare l’isola, intonando in coro “Sicilia, Sicilia” e accusando le autorità di averli abbandonati.
Per due ore è sembrato che tutto potesse accadere, tanta era la paura degli extracomunitari di essere rimpatriati, una voce che ha cominciato a serpeggiare dopo l’annuncio fatto mercoledì dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, il quale ha detto a chiare lettere, durante la sua visita nell’isola che la destinazione dei non richiedenti asilo sarà quella dei respingimenti nei paesi d’origine. La tensione si è placata solo in serata, ma il blocco dei trasferimenti, seppur causato dalle cattive condizioni del mare, suona come una minaccia per chi è costretto da giorni a misurare gli stretti confini dell’isola.
Ventitre nodi di vento e la macchina dei trasferimenti si è bloccata. Era andata bene fino a mezzogiorno di ieri, quando dal molo di Cala Pisana si erano staccate alla volta di Taranto prima la “Excelsior”, con il suo carico di 1.716 migranti, salpata all’alba, e poi la “Catania”, con a bordo altri 600 extracomunitari. Quando è arrivato il turno della “Clodia” il mare si è ingrossato ed è stato inutile il tentativo di un altro traghetto della T/Link di avvicinarsi alla banchina, dove 500 persone sono rimaste ad attendere l’imbarco; e allora qualcuno dovrà restituire loro le stringhe delle scarpe e la cintura, che la regola vuole siano tolti prima di salire a bordo.
Il giorno dopo la visita del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha promesso ai cittadini di liberare Lampedusa entro 48-60 ore, l’isola registra un numero di migranti – per la prima volta da una decina di giorni – inferiore alla soglia di quattromila: sono, infatti, 3.931 gli extracomunitari presenti, dopo che 2.316 sono andati via in meno di 24 ore, nonostante siano stati annullati i tre ponti aerei previsti. E all’orizzonte non ci sono barconi.
Ma i migranti rimasti non si sentono rassicurati da questi movimenti e vogliono vederci chiaro. Vogliono lasciare questo scoglio sul quale da giorni la gran parte di loro dorme all’ addiaccio, ammassata soprattutto in quel posto dove casualmente hanno finito per convergere e che è stato battezzato la “collina della vergogna”. E proprio lì, dopo il corteo, è continuata la loro protesta.
L’intervento degli operatori umanitari ha placato gli animi delle centinaia di persone, che hanno finito per organizzare una sorta di assemblea, riunendosi in cerchio sul molo del porto vecchio, proprio ai piedi della collina. La paura è legata ai possibili rimpatri: è questa la sintesi che hanno elaborato dopo il piano illustrato dal premier, anche se il sindaco dell’isola, Bernardino De Rubeis, esclude categoricamente l’ipotesi.
Ma non basta: “Abbiamo paura – dice Haithem, tunisino di 23 anni – Sono partito 11 giorni fa da Djerba, sono stato 3 giorni in mare e 8 a dormire sotto le stelle. Dopo tutto questo in Tunisia non ci torno”. E in tutto questo c’è anche l’immondizia che cosparge la collina, dove domina il giallo dei sacchetti di plastica usati per la razione di cibo: mani laboriose tentano di fare del loro meglio, raccogliendo cartacce, bottiglie e residui di cibo, ma la bonifica è lontana: bisognerà aspettare che l’area si svuoti perchè le pale meccaniche possano intervenire per spazzare e rimescolare il terreno. Per non parlare del Centro di accoglienza di contrada Imbriacola, messo a dura prova dai numeri da capogiro di queste ultime settimane. La struttura è semi deserta e viene ormai utilizzata quasi esclusivamente come punto di identificazione dei migranti.
Intanto, Lampedusa si divide sul piano annunciato da Berlusconi. Di buon mattino al bar delle Rose il dibattito è aperto: entusiasti e scettici si affrontano davanti a un caffè, mentre un gruppo di lampedusani pensa di “rilanciare” e soffiare al premier l’acquisto della villa delle Due palme. In poche ore hanno creato un gruppo su Facebook che hanno chiamato “Due palme e un buffone, compriamola noi”. Alle 18 le adesioni avevano superato le 400, con offerte che andavano dai 30 ai 500 euro.