Immigrazione:Scontro tra Tunisia e Italia. Manduria: fuga verso la libertà

ROMA – E’ scontro totale tra Italia e Tunisia sull’immigrazione alla vigilia della delicatissima missione di lunedì a Tunisi del premier Silvio Berlusconi, già alle prese con la ruvida intransigenza della Lega sul fronte interno. Dopo giorni di accuse e minacce di ‘rimpatri forzati’ che hanno fatto salire la tensione alle stelle, oggi fonti ufficiali del ministero degli Esteri tunisino hanno fatto trapelare tutto il loro malumore smentendo l’esistenza di qualsiasi tipo di accordo scritto con l’Italia. Roma piuttosto, è il senso dello sfogo tunisino, mostri ”solidarietà” con un Paese che, malgrado le mille difficoltà che sta attraversando, ”è stato in grado di accogliere oltre 150mila rifugiati in fuga dalla Libia”.


Ben più quindi dei 20mila che nelle ultime settimane si sono abbattuti come ”uno tsunami umano” (parole di Berlusconi) su Lampedusa. Le agenzie fanno appena in tempo a battere le accuse tunisine che il governo reagisce e contrattacca: gli accordi ci sono, è Tunisi a non rispettarli.


”Nella missione del 25 marzo scorso a Tunisi – fanno sapere infatti da Roma citando la stessa circostanza richiamata dai tunisini – i ministri dell’Interno e degli Esteri, Roberto Maroni e Franco Frattini, hanno concordato con le autorità tunisine il rimpatrio immediato e progressivo di tutti i cittadini del paese nordafricano arrivati a Lampedusa quest’anno, sulla base dell’accordo tra i due Paesi sottoscritto il 6 agosto 1998 e rinnovato nel gennaio del 2009. Ma quell’impegno – è l’accusa rivolta – non è stato rispettato”.


Insomma, è vero che durante quella missione non è stato materialmente sottoscritto nessun pezzo di carta. Ma, puntualizza anche la Farnesina, ”sono state definite intese politiche molto chiare”, finora disattese. Quali? Da Tunisi, sostengono fonti del governo, c’era stato ad esempio l’ok alla richiesta italiana di rimpatriare nel giro di un mese con navi e aerei tutti i tunisini giunti a Lampedusa fino a quel momento, sulla base dell’invio della richiesta da Roma. Ma, viene osservato, nonostante gli impegni presi, da allora non è successo nulla e la richiesta di rimpatrio per i prime mille tunisini già identificati dalle autorità italiane, notificata a Tunisi, non ha avuto alcuna risposta.


Nella nota fatta filtrare dalla Tap, l’agenzia tunisina, il ministero degli Esteri di Tunisi parlava di ”alcune dichiarazioni” non veritiere su un non rispetto degli accordi fatte da ”partiti politici italiani” e ”riprese dai media italiani”. In realtà, è stato lo stesso Berlusconi, giovedì scorso, ad accusare il governo tunisino di non rispettare i patti.


– Il governo tunisino aveva assicurato di fermare le barche degli immigrati ma questo non è avvenuto – aveva denunciato il premier.


La tensione con Tunisi esplode quindi in un momento delicatissimo, e in Italia subito attaccano le opposizioni.


– Il governo venga immediatamente in Parlamento a spiegare alla luce della secca smentita di qualsivoglia accordo che viene da Tunisi – chiede la portavoce di Alleanza per l’Italia, Linda Lanzillotta.


– Nei giorni scorsi non solo Berlusconi, ma vari esponenti del governo avevano sottolineato l’importanza di un accordo sull’immigrazione che adesso viene smentito. E’ imbarazzante – dice l’esponente dell’Api – il dilettantismo con cui il governo Berlusconi si sta muovendo.


Durissima anche l’Italia dei Valori.


– L’ottimismo di Berlusconi e dei suoi ‘portaborse’ Maroni e Frattini – attacca il presidente dei senatori Idv Felice Belisario – sembra smentito. Vogliamo sapere in Parlamento come questo governo latitante intende affrontare l’emergenza immigrazione


Manduria, fuga verso la libertà


Una recinzione di ferro non può reggere l’urto di mille aneliti di libertà: la fuga in massa di centinaia di immigrati tunisini dalla tendopoli dimostra come anche chi fugge disperato dalla dittatura o dalle guerre può non perdere la dignità. Tutto è accaduto tra le 18 e le 18,30 alla tendopoli di Manduria. Dinanzi all’ingresso del campo che ospita la tendopoli, il cui accesso è vietato a tutti da giorni, era stato organizzato un presidio dei Cobas e di altre organizzazione di estrema sinistra, con l’adesione della Cgil di Brindisi. Un centinaio di manifestanti che solidarizzavano con gli immigrati e una cui delegazione intendeva recarsi nella tendopoli. Per almeno tre volte un gruppo ha tentato di forzare il cordone protettivo creato dalla forze dell’ordine ed è stato respinto. Sono arrivati i poliziotti in tenuta antisommossa. Da uno spicchio della recinzione del Campo 1 alcuni immigrati hanno cominciato a salutare i manifestanti, subito corrisposti, ed è stato scandito più volte il coro ‘libertà’, mentre altri immigrati fuggivano attraverso varchi improvvisati tra gli applausi della gente. Poi all’improvviso una cinquantina di metri di recinzione del Campo 2 ha ceduto e centinaia di immigrati sono fuggiti verso i manifestanti. Tutti insieme hanno bloccato la strada provinciale che porta a Oria (Brindisi) scandendo in francese più volte le parole ‘libertà’ e ‘giustizia viva l’Italia’.


Poi, dopo alcuni minuti, l’ulteriore sussulto di dignità. I manifestanti sono tornati indietro, ancora tra gli applausi della gente, e dopo aver sostato nello spazio all’aperto all’interno dell’area che ospita la tendopoli, sono rientrati a gruppi nel campo. Gli ultimi hanno varcato la soglia quando era buio, controllati dalle forze dell’ordine che hanno solo vigilato.


l Campo 2, almeno fino a stasera, non ha nulla di una tendopoli, tranne le tende. Scarsi i servizi igienici, grandi buche in vari punti, non c’è mensa, gli immigrati mangiano a terra, pietra ovunque. Tutto disumano, e questo ha fatto scattare negli immigrati la molla del rifiuto. I prodromi si erano già avuti nelle ore precedenti della giornata. Tre piccole sassaiole dall’interno della tendopoli contro i poliziotti che vigilavano all’esterno; un immigrato, fuggito e rintracciato con decine di connazionali alla stazione ferroviaria di Taranto, che sale su un albero e minaccia di impiccarsi; un altro immigrato che viene bloccato mentre tenta di darsi fuoco e un funzionario di polizia, che stava per intervenire, ferito al volto dal cancello di ingresso parzialmente scardinato con un calcio da un altro immigrato. Quella fuga simbolica verso la libertà poteva essere una tragedia; forse sarà una lezione per tutti.