Libia, militari in stallo, si muove la diplomazia

BENGASI – Esplosioni, combattimenti e arretramenti più o meno ‘’tattici’’ hanno scandito la giornata sul campo di battaglia a Brega, nella parte Est della Libia, dove le forze di Gheddafi e quelle rivoluzionarie sono impegnate ormai da diversi giorni in una cruenta lotta di posizione e logoramento. Allo stesso tempo, i due schieramenti hanno però mosso la loro ‘’macchina diplomatica’’, con emissari in partenza da Tripoli, e in arrivo a Bengasi.


Nella ‘capitale della rivoluzione’, è arrivata una delegazione del ministero degli Esteri britannico, guidata dall’ ambasciatore a Roma Christopher Prentice, per stabilire rapporti con il Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), il braccio politico dei rivoluzionari. Oggi il ministro degli esteri Franco Frattini incontrerà a sua volta a Roma il responsabile per la politica estera dello stesso Cnt, Ali al Isawi.


Intanto, il colonnello ha inviato ad Atene via Tunisia il suo vice ministro degli Esteri, Abdelati Obeidi, con un messaggio, di cui non è noto il contenuto, per il primo ministro George Papandreu, che ha incontrato di persona. La partenza di Obeidi da Tripoli e il suo arrivo in Tunisia avevano peraltro in giornata creato un piccolo ‘’giallo’’, poichè sembrava quasi una replica del viaggio compiuto il 28 marzo dal ministro degli esteri Mussa Kussa che, giunto per l’appunto in Tunisia per una ‘’visita privata’’, pochi giorni dopo si è trasferito a Londra e ha annunciato di aver defezionato.


Intanto, Misurata è ancora stretta nell’assedio e sotto i bombardamenti dell’artiglieria pesante e dei carri armati dell’ Armata Verde, che secondo fonti sul posto sembrano guadagnare terreno; mentre i ribelli ancora controllano il centro e il porto, dove qualche imbarcazione con aiuti alla popolazione assediata è riuscita ad arrivare e altre ne sono attese.


La situazione umanitaria, e le carenze di cibo e medicinali si fanno però comunque sempre più gravi nella terza città per estensione della Libia, dove secondo fonti mediche solo nell’ultima settimana sono morte quasi 200 persone, nonostante lo sbarramento compiuto dagli aerei della coalizione internazionale con incursioni e raid contro le forze corazzate di Gheddafi. Secondo quanto hanno reso noto a Bruxelles fonti dell’ Alleanza Atlantica, in 24 ore i caccia della Nato hanno compiuto nei cieli della Libia 184 missioni, nell’ambito della operazione Unified Protector. Dall’inizio delle operazioni sotto comando Nato, ovvero da mercoledì scorso, il numero totale delle missioni aeree è stato di ben 547. Le forze di Gheddafi continuano però il loro martellamento di artiglieria anche contro altri centri sotto il controllo della resistenza, come Yafran e Zintan, a Sud-Est di Tripoli.


Il fronte più caldo rimane la cittadina petrolifera di Marsa Brega, a 230 km a Sud di Bengasi, ancora sotto controllo delle forze lealiste. Lo schieramento ‘rivoluzionario’ sembra però determinato a riconquistarla, riorganizzando le sue forze militari e volontarie in maniera più ordinata di quanto non sia stato fatto finora. Ieri mattina, a Bengasi, ai giornalisti è stato concesso di assistere per circa un’ora ad una sessione di addestramento dei volontari, ormai ben noti con il nome arabo di shebab (giovani). Erano centinaia, in una caserma alle porte della città. Alcuni istruttori militari insegnavano loro l’uso di diversi tipi di arma, dalle pistole, alle batterie di razzi Grad.


– Prepariamo mille reclute a settimana. Sono molto motivate – afferma uno degli addestratori, il sergente Mohammad Albar, che era nelle forze speciali -. Vogliono solo andare in combattimento, e non dovranno aspettare molto.