Cavani guida la rimonta partenopea

NAPOLI – Pazzo Napoli con un cuore grande e generoso, sciagurata Lazio, penalizzata, però, da uno dei tanti gol fantasma che da un pò di tempo in qua si vedono sui campi di calcio e che hanno convinto perfino Blatter a rivedere le sue posizioni sull’uso delle tecnologie in campo. Il Napoli, comunque, strappa con i denti una vittoria che lo lancia in seconda posizione, alle spalle del Milan, per mantenere viva una rincorsa ed un sogno che nulla riesce a scalfire.

La Lazio recrimina e non solo per la mancata concessione del gol su tiro di Brocchi, rimbalzato oltre la linea di porta, dopo aver picchiato sulla traversa. La squadra di Reja, una squadra messa splendidamente in campo dal tecnico goriziano che è stato accolto dai tifosi del San Paolo come un indimenticato eroe, si era trovata in vantaggio dapprima per 2-0 e successivamente per 3-2. Ebbene i capitolini non riescono a mantenere la calma e si fanno raggiungere per ben due volte dal Napoli che, alla fine, sfruttando la straripante vena realizzativa di Cavani, fa sua la partita. Il Napoli, evidentemente troppo caricato psicologicamente dalle responsabilità di doversi e potersi giocare lo scudetto sul filo di lana, come Mazzarri aveva ‘anticipato’ in settimana, é contratto e non trova le misure giuste.

La partita la tiene in pugno soltanto nel primo quarto d’ora. Poi la Lazio prende in mano in gioco e quando va in vantaggio, alla mezz’ora, con una prodezza di Mauri, non c’é proprio nulla da dire. La squadra di Mazzarri è spaccata troppo spesso in due: Hamsik ed uno spento, stanco e svagato Lavezzi non riescono a chiudere gli spazi con i tempi giusti, accorciando sui centrocampisti quando serve e sostenendo Cavani nelle azioni offensive al momento opportuno. La botta che potrebbe essere definitiva arriva dopo dieci minuti dall’inizio della ripresa, quando Dias butta dentro un traversone di Garrido su punizione. Le residue energie psicofisiche degli azzurri sembrano esaurirsi, mentre la Lazio ha in pugno il destino della gara. Ma il calcio è bello proprio perché non può darsi mai nulla per scontato. In due minuti il Napoli piazza un incredibile uno-due. Segna Dossena, segna Cavani e manca ancora mezz’ora alla fine.

Lo stadio – 60 mila sono gli spettatori presenti sugli spalti in un caldo estivo – diventa una bolgia. Il Napoli sente l’odore della preda che ora è sfuggente, cerca di limitare i danni. Ma le sorprese non finiscono. C’é prima il gol fantasma non assegnato a Brocchi e, dopo appena un minuto, uno sventurato autogol di Aronica, determinato da una magia di Zarate, riporta avanti la Lazio. Nessuno, a questo punto, scommetterebbe più un centesimo sul Napoli. Tutti pensano che sia davvero finita qui. Ed invece la squadra, sostenuta dal pubblico, ci crede ancora. I minuti finali sono caotici e convulsi. Biava ancheggia e Cavani finisce a terra: rigore ed espulsione. Il Matador ha di fronte a sé il portiere della Nazionale uruguaiana, suo amico e profondo conoscitore. Un brivido percorre le schiena dei compagni di squadra e dei tifosi. Ma Cavani non sbaglia. Accontentarsi del pareggio? Non è possibile che una simile, pazza, straordinaria, sconvolgente partita finisca così. Ed allora è ancora lui, il Matador Cavani, l’uomo che è nel cuore di napoletani più di chiunque altro, che, con un pallonetto che sa di magia, regala la vittoria.

La Lazio – con Reja espulso per proteste – si lecca le ferite. La sua rincorsa alla zona Champions subisce una brusca ed immeritata frenata. Il Napoli continua a vivere il suo sogno. Una partita per volta, come dice Mazzarri, al quale nessuno crede ormai più quando fa il pompiere.