La Sicilia si tinge di rosso e azzurro

CATANIA – La storia si ripete. E quando accade, può essere un sogno o in incubo. Questione di punti di vista, come sempre. Catania batte Palermo 4-0. Ancora una volta. A un biennio di distanza dal memorabile exploit del Barbera, i rossazzurri concedono il bis nel derby al Massimino, dove i tifosi ospiti, circa 400, si rivedono quattro anni dopo la tragica notte del 2 febbraio 2007 in cui perse la vita l’ispettore di polizia Filippo Raciti.
Stavolta non c’é un gol da fantascienza come quello di Mascara da centrocampo a illuminare la scena.

Stavolta tutto si concentra in una frazione di gioco, la seconda. Bastano 45’ agli etnei per avviare e completare una grandinata di reti che spazza via dal campo il Palermo. Cinico e spietato come richiedono le esigenze di classifica, il Catania sfrutta il primo episodio a proprio favore, un pastrocchio tra Balzaretti e Sirigu, come propulsore per lanciarsi in una serie di accelerazioni offensive che demoliscono gli avversari, sfaldatisi alla prima difficoltà palesando una fragilità psicologica che fa il paio con quella difensiva, vecchio punto critico sin dalla gestione targata Delio Rossi.

La gara è a dir poco dai due volti. I portieri restano disoccupati, o quasi, per l’intero primo tempo. Il Catania cerca di sfruttare la carta Schelotto, promosso titolare al posto di Gomez, per sfondare a destra e allargare il fronte del gioco, ma il Palermo resta compatto lasciando pochi spazi a disposizione dei catanesi, ai quali non bastano la qualità e la generosità di Ricchiuti per trovare profondità e cambio di passo. Come spesso accade in questi casi, è una giocata individuale a sbloccare la situazione. Solo che stavolta i protagonisti si distinguono in negativo. E’ Balzaretti, con la complicità di Sirigu, a rompere l’equilibrio appoggiando male di petto verso la propria porta su un traversone di Maxi Lopez e sorprendendo il portiere, non esente da colpe: Lodi non tocca il pallone, che finisce lentamente in rete. Potrebbe essere solo episodio, è invece l’inizio della fine per il Palermo. Cosmi butta subito nella mischia Pastore, affaticato dalla trasferta con la nazionale argentina e lasciato inizialmente in panchina, chiamando però fuori Bacinovic, il migliore dei suoi centrocampisti. Mossa improduttiva. Hernandez, a conclusione di un duetto con Pinilla, mette i brividi ad Andujar con una potente conclusione dalla distanza, ma a fare male è ancora il Catania: l’ispirato Ricchiuti fa la differenza lanciando in porta Bergessio, che batte Sirigu con un morbido tocco sotto la traversa.

Il Palermo prova a reagire chiamando Andujar a due deviazioni in angolo su tiri di Pinilla e Balzaretti, ma sbanda in difesa e viene castigato ancora. Stavolta è Ledesma, appena entrato al posto di Bergessio, a fare centro con una percussione centrale che lo porta a raccogliere un pallone difeso in area da Maxi Lopez e a battere Sirigu dalla breve distanza esplodendo poi in una gioia polemica nei confronti del pubblico che nel passato lo aveva fischiato ripetutamente. I rosanero non ci sono più e il Catania dilaga. Come Ledesma, Pesce passa in pochi istanti dalla panchina al tabellino dei marcatori: lancio di Gomez, scatto a eludere il fuorigioco e pallonetto millimetrico ai danni di Sirigu. Il Massimino è in delirio, il Palermo in disarmo. Gli etnei gestiscono il pallone tra gli olé del pubblico, che chiede pure il quinto gol. Non arriverà, ma per fare festa, ai tifosi e alla banda di Simeone, basta e avanza così.