Evasione: media 17,8 per cento Bersani: «Il governo l’ha favorita»

ROMA – L’Italia dell’evasione é ricca di contrasti. Le tasse sottratte al fisco si attestano mediamente al 17,87%. Ma se si tolgono i redditi di chi le tasse le deve pagare per forza, come i dipendenti e i pensionati che hanno le trattenute automatiche o gli investitori che pagano le tasse ‘alla fonte’, l’evasione media balza oltre il 38%: in pratica 38,41 euro per ogni 100 euro di imposte pagate. C’é poi il tradizionale divario Nord-Sud – che vede alcune aree del Mezzogiorno con un’evasione vicina al 66% – al quale si aggiunge un nuovo gap tra grandi e piccoli centri, con le grandi cittá produttive a basso tasso di evasione (10,93%).
E’ una cartina a macchia di leopardo quella che ha tracciato il fisco grazie ad una nuova banca dati (DataBaseGeomarket) dell’Agenzia delle Entrate, per ora utilizzata in via sperimentale, ricca di informazioni riportate ieri con grande evidenza e dettaglio dal Corriere della Sera. E subito si é acceso il dibattito politico, alimentato soprattutto dal Centro-Sinistra. Il leader del Pd, Pierluigi Bersani ha attaccato sul tema il governo per ‘’l’aperta condiscendenza berlusconiana verso chi ostacola il fisco come si ostacolerebbe un intruso’’.


– Da chi ha salvato gli evasori che hanno portato i capitali all’estero con l’indegno scudo fiscale – gli ha fatto eco Antonio Borghesi dell’Idv – non possiamo aspettarci una riforma finalizzata all’interesse dei contribuenti onesti.


L’amministrazione finanziaria ha avviato un nuovo approccio per studiare e meglio orientare i controlli antievasione. Sono cosí stati elaborati 50 indicatori statistici di tipo economico, sociale, finanziario e demografico, seguendo l’andamento dal 2001 ad oggi. I risultati sono stati incrociati per ognuna delle 107 province italiane. Ne emerge uno spaccato impressionante. Il tasso di evasione minima (10,93%) si riscontra nelle province dei grandi centri urbani: Milano, Torino, Genova, Roma, Lecco, Cremona, Brescia. Dall’altra punta della classifica, invece, c’é un gruppo di province difficili – Caserta, Salerno in Campania, Cosenza e Reggio in Calabria, Messina in Sicilia – nelle quali si arriva al 65,7% dell’imposta evasa. Quest’ultimo gruppo registra anche alti tassi di criminalitá organizzata, disagio sociale, truffe e frodi (6.726 euro per abitante, contro una media di 4.625 euro).


Ma appena sotto alle aree con evasione record c’é tutto, o quasi, il Sud con un’evasione media del 64,47%. Si salvano le province guidate da una cittá maggiore: Bari, Napoli, Catania e Palermo dove il tax gap é decisamente inferiore, quasi la metá, al 38,19%. Tra le aree virtuose vi sono invece molte province del Nord Est e dell’Emilia Romagna, la provincia di Cuneo e di Firenze.


Lo spaccato che emerge é anche sociologico. Senza dubbio si evade di piú dove é basso il tenore di vita e dove si avverte meno la presenza dello Stato. Questo spiegherebbe anche la differenza tra Napoli e Palermo con il territorio circostanza. Ma – se si passa dalle percentuali ai dati assoluti – spiega il Corriere della Sera facendo riferimento a quanto spiegato dagli esperti dell’amministrazione finanziaria: le somme che non vengono versate all’erario sono molto piú elevate. Questo ha anche un altro risvolto, dalla lotta all’evasione nelle zone povere si recupera di meno. Contro l’evasione la nuova banca dati fornisce strumenti di vario tipo. Lo dimostra il caso della provincia di Prato, dove l’attivitá tessile vede una forte presenza cinese. Produce una quantita’ di rifiuti urbani pro-capite tra le maggiori in Italia. Per gli esperti é chiaro: dimostra la presenza di molti residenti in nero. Cosí dalla lotta all’evasione fiscale si arriva anche a quella contributiva.