Ruby, sì al conflitto d

ROMA – La Camera ha votato sì al conflitto di attribuzione sul caso Ruby nei confronti dei magistrati di Milano. La richiesta, che era stata avanzata dalla maggioranza, è passata con 12 voti di scarto. A questo punto la palla passa alla Corte Costituzionale.

Secondo la maggioranza uno dei due reati contestati al premier, e cioè la concussione, sarebbe di natura ministeriale perché telefonando in questura Berlusconi avrebbe agito nell’esercizio delle sue funzioni di presidente del Consiglio visto che pensava che la ragazza fosse la nipote dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak.

Intanto la Procura generale di Milano non cambia il provvedimento con cui la scorsa settimana ha vietato l’accesso al Palazzo di Giustizia di Milano alle telecamere e ai fotografi che hanno chiesto l’accredito per partecipare al processo che si aprirà domani sul caso nel quale è imputato Silvio Berlusconi. Domani, quindi, l’aula sarà ‘blindata’ anche se non si esclude che dalle prossime udienze, magari davanti ad una sorta di ricorso, i giudici possano autorizzare, almeno la Rai, a riprendere il processo. Nonostante le tante riunioni tra i vertici degli uffici e qualche tentativo di ‘mediazione’ fatto anche dalla procura per salvaguardare il diritto di cronaca, almeno per la prima udienza, quella di domani appunto, la decisione dunque rimane quella di non fare entrare in Tribunale i cameraman e i fotografi per motivi di sicurezza.

“Nessun commento, stiamo cercando di ricostruire cosa è accaduto”. Il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati risponde così alle domande sulle tre telefonate con utente Silvio Berlusconi depositate agli atti dell’indagine sul ‘caso Ruby’. La sensazione negli ambienti giudiziari è che quelle telefonate, contenute negli allegati alla richiesta di giudizio per il premier e oggi pubblicate dal ‘Corriere della Sera’, siano finite “per sbaglio” agli atti depositati, nonostante la legge Boato preveda che contro un parlamentare l’intercettazione non possa essere utilizzata se non dopo che i magistrati abbiano chiesto al Parlamento l’autorizzazione a poterla usare. Anche per questo “saranno distrutti tutti gli atti che non sono utilizzabili”, ha voluto precisare Bruti Liberati.