Rubygate, l’ok della Camera al conflitto di attribuzione

ROMA – La Camera ha votato sì al conflitto di attribuzione sul caso Ruby nei confronti dei magistrati di Milano. La richiesta, avanzata dalla maggioranza, è passata con 12 voti di scarto. Ora la palla passa alla Corte Costituzionale. Per il premier Silvio Berlusconi “il processo va sospeso, i giudici non possono ignorare la volontà del Parlamento”.


Banchi del governo al gran completo a Montecitorio: c’erano tutti i ministri tranne il presidente del Consiglio, alla poltrona da lui usualmente occupata c’era il ministro Michela Vittoria Brambilla, tra i ministri Umberto Bossi e Franco Frattini. I banchi erano così pieni di ministri e sottosegretari che i ministri La Russa e Meloni non hanno trovato posto ed hanno dovuto accomodarsi ai banchi da deputato.


Secondo la maggioranza uno dei due reati contestati al premier, la concussione, sarebbe di natura ministeriale perché telefonando in questura Berlusconi avrebbe agito nell’esercizio delle sue funzioni di presidente del Consiglio visto che pensava che la ragazza fosse nipote dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak.


Per Gianfranco Fini “il processo Ruby fa male alla credibilità di tutto il sistema, quindi anche alla politica italiana”. Inoltre, il presidente della Camera sottolinea: “Diciamo che la Camera, per mia scelta, ha votato circa un conflitto di attribuzione. Sottolineo per mia scelta. A dimostrazione del fatto che svolgo il ruolo nell’assoluto rispetto del regolamento e senza alcun tipo di partigianeria”.


I deputati Daniela Melchiorre, Italo Tanoni e Aurelio Misiti hanno votato insieme alla maggioranza a favore del conflitto di attribuzione in aula alla Camera. Subito dopo il voto hanno cominciato a parlare tra loro, sempre più isolati dai colleghi delle opposizioni. “Finalmente – commenta un deputato del centrosinistra – hanno gettato la maschera. Alcune volte infatti non votano, altre votano con l’opposizione e adesso hanno deciso di schierarsi con il centrodestra. Vediamo quanto questa volta tengono ferma la loro posizione…”. Prima che esprimessero il loro voto deputati del Terzo Polo avevano provato a convincerli a schiacciare la lucina verde, così come il resto del centrosinistra, ma loro, prima hanno coperto con la mano la spia luminosa per non far vedere cosa votavano, poi, non hanno più avuto alcuna remora nel far capire la loro reale intenzione.


Niccolò Ghedini, avvocato del premier Berlusconi, conversando con i cronisti alla Camera e rispondendo a chi gli chiede se il voto di Montecitorio sulla sollevazione del conflitto di attribuzione sul cosiddetto ‘caso’ Ruby avrà ricadute sul proceso, ha risposto: “Ovviamente se ne discuterà in udienza e poi vedremo..”. A chi gli chiede se a questo punto il processo debba essere sospeso, Ghedini, riferendosi ai giudici di Milano risponde: “Faranno come sempre quello che vogliono”.


Per il capogruppo Pd Dario Franceschini, “i 330 Berlusconi se li è sognati di notte. Sono arrivati a 314 e quindi i 330 sono un miraggio del premier che come tutti i miraggi si allontana. Oggi abbiamo assistito ad un’altra pagina davvero vergognosa. E’ straordinario come i banchi del governo erano pieni e un ministro degli Esteri che, in piena crisi internazionale, passa le sue giornate a votare in difesa del premier”. Ma i 12 voti di differenza, per il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, “bastano”.


“Il comportamento dei giudici di Milano lede le prerogative della Camera, che oggi siamo chiamati a difendere con forza”. Lo afferma Antonio Leone, vicepresidente della Camera, intervenendo in aula nel corso delle dichiarazioni di voto sul conflitto di attribuzione per il cosiddetto ‘caso Ruby’. “Da parte del Pdl – prosegue – ci sarà un voto compatto per la sollevazione del conflitto, un voto che non è dato ad un singolo appartenente alle istituzioni ma a salvaguardia delle prerogative della Camera, il nostro quindi è un voto per la Camera dei deputati”. “I magistrati di Milano – sottolinea ancora – hanno disatteso le valutazioni della Camera, che aveva deliberato la restituzione degli atti giudiziari. Se non si condivide il giudizio espresso dal Tribunale dei ministri, che, ricordo, è fatto da magistrati normali, si può sollevare il conflitto alla Consulta”. L’esponente del Pdl ci tiene poi a sottolineare che il dibattito sollevato dall’opposizione dimostra “l’odio che c’è nei confronti del premier”.