Cdm contingentato per fare numero alla Camera

ROMA – Spunta il Consiglio dei ministri ‘a tempo’, contingentato per permettere ai rappresentanti di governo di seguire, e in caso fosse necessario, di votare durante i lavori della Camera. Oggi la riunione dell’esecutivo è stata convocata infatti all’ora di pranzo e, caso anomalo, il comunicato ufficiale della Presidenza del Consiglio che annuncia l’appuntamento chiarisce non solo l’ora di inizio, le 13,30, ma anche l’ora entro la quale il consiglio dovrà terminare, le 15. La riunione si incardina perfettamente tra le sedute antimeridiane e pomeridiane dell’Aula della Camera: nella pausa-pranzo, per intendersi, dei lavori parlamentari che, dopo il rinvio in Commissione della legge comunitaria e terminato l’esame della nuova normativa sulla contabilità dello Stato, si occuperà del processo breve. Provvedimento sul quale, nonostante i tempi previsti siano in teoria lunghi, il voto – e la ‘trappola’ – è sempre dietro l’angolo. La maggioranza, del resto, non puo’ rischiare neppure per un attimo di far mancare la sua presenza in Aula.


Nonostante il lavoro dello stato maggiore del Pdl per reclutare nuove forze continui a dare i suoi frutti, la maggioranza, per essere effettivamente tale, ha infatti ancora la necessità di chiamare a raccolta tutti i parlamentari, ministri compresi. L’altro giorno, con il voto sul conflitto di attribuzione, èe stata ancora una volta raggiunta quota 314: 12 voti in più rispetto all’opposizione e, soprattutto, tre nuovi voti – due dei liberaldemocratici Melchiorre e Tanoni, e uno dell’autonomista Aurelio Misiti. E anche se dall’Mpa sono in arrivo un paio di altri possibili deputati, la fatidica quota 330, necessaria alla maggioranza per navigare tranquilla a Montecitorio, non è ancora raggiunta.


Anche ieri al voto in Aula per rinviare in Commissione la Comunitaria e lasciare così spazio all’esame del processo breve, lo scranno dei ministri era quasi al completo, qualcuno confuso tra i banchi dei parlamentari. Ma c’è l’emergenza immigrazione e, nota l’Idv, ieri era anche l’anniversario del terremoto a L’Aquila.
– Una vergogna. Un’intera compagine governativa costretta a stare in Aula a difendere gli interessi processuali del capo – dice il deputato abruzzese dipietrista Augusto Di Stanislao. Attacca, da ieri, anche il Pd a cui però risponde il ministro Frattini.


– Chi non ricorda il passato è condannato a riviverlo – si difende rinfacciando identico comportamento dei democratici durante il governo Prodi. Alla fine la maggioranza l’ha spuntata anche se riducendo lo scarto a nove voti. E anche per questo, oggi, preferisce non rischiare.
– Il cdm convocato nell’interruzione dei lavori a Montecitorio è una resa – afferma Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati del Pd ed anche il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario rincara la dose.
– E’ la dimostrazione che la maggioranza di fatto non esiste più.


E se il quadro per la maggioranza è già complicato, tinte forti le aggiunge Gianni Alemanno che ha convocato per questa mattina una riunione dei parlamentari aderenti ai circoli Nuova Italia per tradurre in azione i malumori all’interno del suo gruppo dopo le dimissioni del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano. Azioni che potrebbero arrivare a spingere molti a non partecipare al voto sin da questa mattina.