Nato uccide 13 ribelli

TRIPOLI – Riprendono i raid in Libia. Una serie di forti esplosioni sono state avvertite a Tripoli e secondo ‘al-Jazeera’ potrebbero essere conseguenza di un raid aereo Nato perché in quel frangente i caccia stavano sorvolando i cieli della capitale libica.


E’ avvolto nel mistero un raid aereo che ha colpito ieri una postazione dei ribelli poco fuori la città di Brega in Cirenaica. I rivoltosi hanno accusato la Nato di aver colpito, per errore, una loro postazione, provocando la morte di 5 uomini e ferendone altri 10. Poco dopo, però, un esponente dei rivoltosi ha cambiato versione sostenendo, nel corso di un collegamento con la tv ‘al-Arabiya’, che l’attacco non era stato condotto da caccia Nato, bensì da aerei del regime di Gheddafi. I ribelli hanno offerto questa versione dei fatti anche alla tv ‘al-Jazeera’, non riuscendo però a spiegare come sia possibile che caccia del regime libico possano volare liberamente su Brega nonostante la ‘no fly zone’ sui cieli del Paese.


La Nato avrebbe però ucciso per errore 13 ribelli libici in un incursione sopra Agedabia in Cirenaica. Lo scrive la Bbc secondo cui il raid dell’Alleanza atlantica avrebbe provocato anche il ferimento di decine di insorti.
Intanto la Nato respinge al mittente l’accusa, lanciata dal Colonnello di essere responsabile degli attacchi ai campi petroliferi di Sarir. “L’accusa è falsa, l’incendio di Sarir è un diretto risultato degli attacchi dello stesso Gheddafi alla sua gente e alle infrastrutture”, si legge in un comunicato Nato. Il generale Charles Bouchard, comandante dell’operazione ‘Unified Protector’, per l’attuazione della risoluzione Onu 1973, dichiara: “Sappiamo che le forze pro-Gheddafi hanno attaccato l’area, causando l’incendio della struttura petrolifera a nord di Sarir. Dare la colpa alla Nato è chiara dimostrazione di quanto sia disperato questo regime”.


Gli insorti dicono che la Nato non fa abbastanza per sostenere i ribelli libici e rischia di essere solo un ‘’peso’’. A dirlo è Abdel-Hafidh Ghoga, vice presidente del Consiglio nazionale transitorio costituito dagli insorti a Bengasi parlando ad al-Jazeera. Un’opinione, spiega il corrispondente della tv satellitare, condivisa ormai da tutti gli insorti, i cui toni nei confronti dell’Alleanza si fanno sempre più duri.


Da quanto riporta Reporters Sans Frontieres 4 giornalisti stranieri sarebbero scomparsi nella Libia orientale. Ci sono ancora dubbi sulla loro nazionalità. Secondo l’agenzia di stampa ‘Dpa’, si tratta di 2 americani, un sudafricano e uno spagnolo, mentre stando a ‘al-Arabiya’ si tratta di un americano, 2 sudafricani e uno spagnolo.


Sul fronte diplomatico, mentre il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè ha annunciato che il gruppo di contatto sulla Libia si riunirà nuovamente a Doha il 13 di questo mese, l’ex ministro libico dell’Energia, Omar Fathi bin Shatwan, è fuggito a Malta. Venerdì scorso è partito dal porto di Misurata ed è arrivato sulle coste maltesi, a bordo di un peschereccio. A confermare la notizia è stato il ministero degli Esteri de La Valletta, precisando di aver voluto mantenerla segreta per alcuni giorni.


Dopo l’incontro con il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha detto di aver “discusso la possibilità dell’esilio per il rais e i suoi familiari ed entrambi riteniamo che, se vogliamo avere successo, non sia ora il momento per diffondere dettagli su questo’’. “Spero – ha aggiunto – che l’Unione africana invii una delegazione per mandare un chiaro messaggio e far capire a Gheddafi che deve andarsene, lui e la sua famiglia’’.