Vaticano: Attenti al dramma di chi fugge dalla povertà

CITTÀ DEL VATICANO – Le vittime delle tragedie dell’immigrazione, come gli oltre 250 morti del barcone naufragato nel Canale di Sicilia, sono persone, ‘’anche donne e bambini’’, che ‘’perdono la vita nel terribile viaggio per sfuggire alle situazioni di povertà, o di ingiustizia o di violenza’’, alla ricerca ‘’di protezione, accoglienza e condizioni di vita più umane’’. Nelle parole del direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, risuona il dolore del Papa, e di tutta la Chiesa, per l’ultima ecatombe di migranti che dalle coste del Nordafrica cercano di raggiungere l’Europa: la sciagura, dichiara il portavoce della Santa Sede, ‘’ha colpito profondamente il Santo Padre, che segue con partecipazione e preoccupazione le vicende dei migranti in questo periodo drammatico’’.


Benedetto XVI, quindi, e tutta la Chiesa, spiega ancora padre Lombardi, ‘’ricordano nella preghiera tutte le vittime di ogni nazionalità e condizione’’, senza distinzione alcuna. La Santa Sede ricorda comunque che ‘’fra le vittime di queste tragedie nel Mediterraneo vi sono migranti eritrei cattolici che si trovavano in Libia e partecipavano anche alla vita della comunità cattolica’’. Le parole della Chiesa in favore della solidarietà e dell’accoglienza si fanno ancora più forti e accorate dopo l’ultima sciagura in mare.


Il presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, monsignor Antonio Maria Vegliò, fa appello a non alzare barriere verso chi cerca di attraversare il Mediterraneo, ‘’questo crocevia della disperazione’’.
– L’arrivo degli altri può dare fastidio, ma non è cristiano questo egoismo – dice alla Radio Vaticana -: dobbiamo aprirci anche agli altri, anche politicamente parlando, perchè tanto è un fenomeno che non si può fermare.


Secondo il ‘ministro’ vaticano dell’immigrazione, inoltre, ‘’l’Europa deve prendersi le sue responsabilità per assolvere i suoi doveri di protezione dei rifugiati e dimostrare cosa significhi solidarietà e condivisione’’. Anche la scelta disperata dei barconi, per mons. Vegliò, ‘’è un’estrema alternativa dettata dall’impossibilità di utilizzare altri mezzi, dato che da tempo i Paesi europei hanno chiuso i confini, introducendo norme restrittive sugli ingressi si questi poveri disgraziati’’.


Il capo dicastero vaticano dice ‘no’ a leggi punitive, che comunque non risolvono il problema, avalla lo screening per chi arriva dalla Tunisia, in modo da ‘’vagliare il diritto alla protezione’’, sollecita l’adozione del permesso temporaneo. Intanto, davanti a un ‘’Mediterraneo che rischia di diventare cimitero di un popolo in fuga’’, il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, stigmatizza ‘’la resistenza di alcune parti dell’opinione pubblica del Paese, soprattutto del Centro e del Nord, a condividere il carico dell’ondata di immigrati’’.


– La prospettiva dell’ospitalità – denuncia il presule, parlando alla Commissione presbiteriale – rischia di dividere l’Italia, pochi giorni dopo che abbiamo celebrato i 150 anni dell’unità.