Immigrazione, l’Ue gela l’Italia il decreto non apre Schengen

BRUXELLES – Berlusconi appena due giorni fa’ ha chiesto che l’Europa dimostri di esserci “altrimenti è meglio dividerci’’. Ieri il ministro Frattini sollecita ‘’un azione politica’’ della Ue ed il rispetto delle leggi italiane. Ma alla vigilia del consiglio dei ministri della Unione europea in cui oggi Maroni affronterà la missione difficile, se non impossibile, di ottenere la solidarietà dell’Ue di fronte all’emergenza migratoria, i soli ad essere disponibili sembrano i ribelli del Cnt di Bengasi che hanno promesso all’Italia di lottare contro l’immigrazione clandestina.


Dall’Europa invece arriva una doccia fredda. Perchè le soluzioni italiane per tamponare l’emergenza non convincono Bruxelles. Men che meno gli altri governi dell’Unione. Alla vigilia gli auspici sono ‘’foschi’’ per l’Italia, secondo fonti di Bruxelles. A favore c’è la ricucitura dello strappo con la Francia sancita dall’incontro tra Maroni ed il collega francese Guueant fatto a Milano. E c’è pure la conclamata disponibilità della Commissione europea a dare più soldi e più mezzi. Resta però lo scoglio del no alla suddivisione dei carico di immigrati.


Il ‘no’ emerge da una lettera inviata dalla Commissaria europea Cecilia Malmstrom al Viminale. No alla direttiva sulla ‘protezione temporanea’. E sui permessi di soggiorno emessi sulla base della Bossi-Fini, se da una parte nulla osta il rilascio ‘’per fini umanitari’’ deciso per decreto dall’Italia, dall’altra – è scritto nella lettera – quei pezzi di carta ‘’non automaticamente’’ aprono le porte della libera circolazione nell’area Schengen.


– Lo sapevamo – replicano dal Ministero dell’Interno, dove non sono sorpresi neppure dal fatto che nella lettera la Malmstrom spiega di non vedere le condizioni per una attivazione della direttiva sulla ‘protezione temporanea’, legge europea del 2001 relativa ai rifugiati (cioè tutte quelle ‘’persone che fuggono da Paesi in cui la loro vita sarebbe a repentaglio in caso di rientro’’), pensata per fronteggiare la crisi del Kosovo e mai applicata per tutti i problemi collaterali che potrebbe aprire. Sulla direttiva 55 – che non piace alla base leghista – punta il Pdl, che in Europa ha fatto una campagna in tal senso, arrivando lunedì scorso a far ammettere alla Malmstrom davanti alla plenaria di Strasburgo che ci si potrebbe pure pensare.


Ma già allora la svedese aveva avvertito che in Consiglio ‘’non c’è una maggioranza qualificata’’ per approvarla. Tradotto: il nordeuropa – Germania in testa – è contrario. Nei confronti dei permessi di soggiorno che da giovedì scorso per decreto possono essere dati ai migranti, l’ostacolo, secondo una lettura della lettera della Mmalmstrom, è nel fatto che lo stesso decreto richiama le norme in vigore. Ovvero, il regolamento 526 del 2006, che indica cinque precisi requisiti per consentire la libera circolazione degli extracomunitari nello spazio Schengen. In particolare, essi devono dimostrare di avere mezzi di sostentamento per tutto il periodo della loro permanenza in un territorio fuori dall’Italia, compreso il rientro. Il Viminale però ribatte che tutte le condizioni previste dal Trattato ‘’sono rispettate’’.


Più soldi e più mezzi per Frontex, la missione europea che deve aiutare a controllare la frontiera esterna, la Ue e’ comunque disposta a darli, come ripete da settimane la svedese che gestisce gli Affari interni nella Commissione europea. L’ostacolo sono ‘’gli egoismi degli stati membri’’, citati tanto dal vicecommissario Tajani quanto da D’Alema. Quest’ultimo fa anche osservare che la ragione di tali egoismi è nel fatto che sono tutti governi espressione ‘’di partiti conservatori’’. Alla fine è comunque possibile che oggi Maroni incassi almeno la disponibilità a distribuire in Europa i richiedenti asilo che sono in Libia (ancora 5-6.000 secondo le stime Unhcr) e che i 27 potrebbero decidere di distribuirsi, a colpi di un paio di centinaia l’uno.