Depor, Liverpool, Senna e Rossi Inter, ecco i maestri delle rimonte

MILANO – Non è il caso di scomodare la fervida immaginazione degli scenggiatori di film hoolywoodiani, e nemmeno gli slogan pubblicitari che spiegano come “Nulla sia impossibile” o come non esistano “rimonte impossibili”. L’Inter alla caccia del ribaltone può affidarsi alla storia dello sport. Si tratterà di fare la storia, però, come spiegano le statistiche della Champions. Nessun precedente di una sconfitta in casa così ampia ribaltata in trasferta. Ma anche prima dell’impresa di Monaco la statistica dava poco credito ai nerazzurri.
L’Inter di Leonardo deve inserirsi in quella zona grigia che separa “l’altamente improbabile” dall’”impossibile” e provare a scrivere una nuova pagina di letteratura sportiva. Qualche esempio a cui ispirarsi c’è: ok, ognuno è differente, nessuna delle situazioni di partenza è davvero omologabile a quella di Zanetti e compagni, ma se ci si prepara a fare un’impresa non è il caso di fare troppo i difficili. Samuel Eto’o, sabato sera, ha portato il suo contributo, ricordando come in semifinale della coppa del Re, in Spagna nel 2007, visse una cosa simile: il suo Barcellona dominò l’andata, al Camp Nou, 5-1. Il Getafe al ritorno in casa ribaltò tutto con un clamoroso 4-0. Risultati simili a quelli che servirebbero, solo a campi invertiti. Fattore campo decisivo anche per il Deportivo La Coruña: quarti di finale di Champions 2004, a San Siro il Milan passeggia 4-1. Ritorno in Galizia, Pandiani, Valeron, Luque e Fran firmano un 4-0 che ha dell’incredibile. Per restare ai precedenti rossoneri, che piacciono ai tifosi dell’Inter, come dimenticare la finale di Istanbul 2005, col Liverpool che recupera 3 gol in un tempo e vince ai rigori. Qui Anfield non c’entra, e i nerazzurri avranno anche un tempo in più. Del resto bastano i minuti di recupero per segnare due gol e ribaltare tutto: lo ha insegnato il Manchester United nel ‘99, con Sheringam e Solskjaer che fecero piangere il Bayern, nella finale di Champions di Barcellona.


Ma non si vive mica di solo pallone, specie se si cercano imprese impossibili. Nel concetto di rimonta è compreso quello di sorpasso e di velocità, quindi diamo uno sguardo alle corse. Partiamo da quelle su quattro ruote: nella ricca aneddotica di grandi recuperi scegliamo quello di Senna in Giappone nel ‘88, anche perché Leonardo, ai suoi inizi interisti, indicò proprio Senna come modello per la sua squadra. Ayrton partiva in pole a Suzuka, ma alla partenza il suo motore si spense: partì sfruttando la mini-discesa, si ritrovò 14°, ma iniziò una risalita tanto aggressiva quanto entusiasmante. Con l’ultimo sorpasso a Prost e conquista del titolo rimaste nella storia. Spostandoci sulle due ruote, ecco il maestro di rimonte Valentino Rossi: nel 2007 ad Assen partì undicesimo, finì vincitore. Togliamo il motore e passiamo alle bici, facendo anche un balzo indietro nel tempo: Tour de France del ‘48, Bartali si presenta alle tappe alpine con 21 minuti e 28” di ritardo da Louison Bobet. In tre sessioni lo demolì e recuperò tutto. Ok, a Gelsenkirchen non ci sono montagne, ma il 2-5 non è una vetta da scalare?
Già, perché per una grande rimonta serve anche una grande vittima. Lo Schalke si presterà? Quello 04 nel suo nome ha suscitato parecchie battute.