Ue boccia l’Italia, Maroni: «Meglio uscire»

LUSSEMBURGO – L’Italia si scopre “sola” in Europa. Nessuno vuole condividere con lei il peso della migrazione dalla sponda sud del Mediterraneo. Il consiglio dei ministri europei che si è riunito ieri in Lussemburgo vara la solidarietà per la piccola Malta, cinque paesi si prenderanno i suoi richiedenti asilo. All’Italia promette soldi e mezzi, dei quali “non abbiamo bisogno”. Ma i paesi vicini annunciano che alzeranno un muro per difendersi dai tunisini che cercano di andare in Europa.

– Allora meglio soli che male accompagnati – sbotta il ministro Maroni, nonostante l’invito del presidente Napolitano a non giocare con l’Unione europea e a non prendere “nemmeno in considerazione posizioni di ritorsione o dispetto o addirittura ipotesi di separazione”.

In Italia le opposizioni insorgono, ma Frattini condanna gli “egoismi” dell’Europa. Ed in serata il ministro dell’Interno incassa, quella sì, la solidarietà di Berlusconi. È con rabbia che il titolare del Viminale ha però lasciato appena possibile il Lussemburgo.

– L’Italia è lasciata sola a fare quello che deve fare e che continuerà a fare – ha scandito uscendo dal Consiglio -. Mi chiedo se davvero abbia un senso continuare a far parte dell’Unione Europea.

Ma Maroni più che con Bruxelles ce l’ha con i governi (21 su 27 di centrodestra). Era arrivato sapendo di avere davanti una missione difficile. Quello che non aspettava è che si rivelasse impossibile. In Lussemburgo l’Italia ha scoperto che i clandestini di fatto se li dovrà tenere: i permessi rilasciati per decreto per motivi umanitari infatti non violano le regole di Schengen (“magra consolazione”), ma quelle stesse regole autorizzeranno le polizie dei paesi confinanti a rimandare in Italia tutti quelli che non hanno abbastanza soldi per vivere.

Napolitano. «L’Ue è un impegno serio»

ROMA – Giorgio Napolitano lo sta ribadendo da giorni: L’impegno dell’Italia in Europa deve essere forte e condiviso affinchè il nostro paese continui tenacemente a perseguire una visione comune anche sul tema dell’immigrazione.

Un punto di vista che non ammette scorciatoie o cambiamenti di passo a giorni alterni ma un lavoro continuo nella stessa direzione. Insomma, con una cosa seria come l’Europa c’è poco da scherzare. E questo monito, si ragiona in ambienti parlamentari, va ben al di là della polemica politica, che pure tanto spazio sta prendendo sulle cronache quotidiane degli organi di informazione. Per questo motivo,”resta fermo”, rappresenta una indicazione di rotta “che non conosce scadenza”.

Il presidente della Repubblica, dunque, ferme restando le preoccupazioni per alcune dichiarazioni fuori misura delle ultime ore di alcuni esponenti di governo di fronte alle difficoltà opposte dall’Unione europea e da alcuni paesi membri alla richiesta italiana di condividere il problema del forte flusso di immigrati dalle coste nord-africane, non ha mai fatto mancare la sua voce sulla necessità di una coesione a tutto tondo dell’Unione. Un punto su cui sta battendo “con forza”, anche nei colloqui che sta avendo con molti interlocutori stranieri e italiani. Concetti che ha confermato nel corso della telefonata con il ministro degli Esteri Franco Frattini.