Belpietro, non fu attentato i pm chiedono l’archiviazione

MILANO – Non uno sconosciuto con un ‘’piano preordinato’’ per compiere un attentato a Maurizio Belpietro ma probabilmente un ladro o un rapinatore sorpreso sulle scale del palazzo dove vive il direttore di Libero. E’ la conclusione a cui è arrivata la Procura di Milano nel chiedere al gip l’archiviazione dell’indagine sulla presunta aggressione al caposcorta del giornalista avvenuta la sera del primo ottobre scorso nell’elegante palazzina in pieno centro città.


Belpietro, nonostante si dica ‘’perplesso’’ per le motivazioni che hanno spinto i magistrati a chiedere l’archiviazione del caso, ha commentato:
– Ho appreso con sollievo che quella sera non c’era nessuno che voleva attentare alla mia vita aspettandoti al buio. E’ sempre una cosa che fa piacere. Fa meno piacere sapere che c’era comunque nel palazzo una persona armata.


L’inchiesta, coordinata dai pm Grazia Pradella e Ferdinando Pomarici, era stata aperta con l’ipotesi di tentato omicidio e detenzione e porto d’arma ai danni di Alessandro Mastore, il poliziotto che è stato la ‘tutela’ per molti anni anche dell’ex capo del pool Mani Pulite Gerardo D’Ambrosio. L’agente, quella sera, dopo aver accompagnato fin sul pianerottolo di casa Belpietro, scendendo per scale – questa la sua versione – sorprese un uomo che indossava una camicia simile a quelle della Guardia di Finanza e che gli avrebbe puntato contro una pistola tentando di far fuoco ma invano: l’arma si inceppò.


Il caposcorta reagì sparando tre colpi mentre inseguiva il suo presunto aggressore fuggito attraverso un uscita secondaria dell’edificio poi scavalcando un muro di un cortile laterale per dileguarsi probabilmente imboccando il portone una palazzina di via Borgonuovo, una strada perpendicolare. Sentito da investigatori e inquirenti per due volte, Mastore non ha mai cambiato versione, e nella sua ricostruzione ha affermato che quell’uomo, secondo lui, non era lì per compiere un attentato bensì, visti l’arma malfunzionante e la reazione di sorpresa nell’incrociare il poliziotto e la mancanza di complici, per altre finalità illecite. Parole, queste, che non sono state smentite dai complessi accertamenti svolti dai pm e dalla Digos. Gli esiti dell’inchiesta hanno consentito di ‘’escludere con ragionevole certezza l’ipotesi che i fatti siano riconducibili a un preordinato piano di attentare alla vita di Belpietro’’, e lo scorso 7 aprile è stata inoltrata la richiesta di archiviazione ‘’essendo rimasto ignoto l’autore del reato’’. Ora la parola passa al gip.