Fmi, allarme sulla spesa pubblica: scende il deficit ma sale il debito

ROMA – Restano rischi sulla sostenibilità dei conti pubblici nelle economie avanzate, a fronte di debito e spesa pubblica ancora alti. E’ questa la fotografia scattata nell’ultimo Fiscal Monitor Report del Fondo monetario internazionale.


“Restano rischi elevati sulla sostenibilità di bilancio, in quanto sui progressi di alcune regioni hanno inciso i ritardi nel consolidamento di bilancio di altre aree” si legge nel testo. Il disavanzo dei paesi industrializzati nel 2011 dovrebbe attestarsi al 7,1%, nel 2012 al 5,2%. “I deficit restano alti, e il debito pubblico dovrebbe sforare il tetto del 100%, per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, mentre la spesa raggiungerà livelli record”, aggiunge l’Fmi.


“La maggior parte delle economie industrializzate ha ridotto il deficit quest’anno, ma negli Usa l’aggiustamento è in sospeso, mentre in Giappone è stato posticipato già prima che si verificasse il sisma che comporta costi finanziari addizionali”. Quanto al debito “continua a crescere nella maggior parte dei paesi industrializzati, e le necessità di finanziamento sono a livelli storicamente alti”. “E’ dunque essenziale ridurre il debito nel medio termine” afferma l’Fmi, sottolineando che “sono necessari progressi sul fronte delle riforme strutturali per rafforzare la crescita e l’equità sociale”.


Il dito è puntato contro gli aumenti della spesa pubblica, sanità e pensioni in primis. “La pressione della spesa pubblica, rimasta ampiamente immutata, resta significativa”, afferma l’Fmi. Il tutto a fronte di riforme “limitate”. “In particolare l’aumento della spesa sanitaria resta un rischio per la sostenibilità finanziaria, visto che incide a lungo sul debito”.


Quanto ai mercati finanziari, “sebbene le condizioni dei mercati siano adesso favorevoli per molti, i mercati in passato hanno reagito tardi e male deteriorando le condizioni di bilancio”.


In Italia, spiega l’Fmi, come nelle principali economie europee “scende il deficit ma sale il debito”. L’Fmi conferma le stime diffuse sempre dal Fondo di un deficit al 4,3% nel 2011 e al 3,5% nel 2012. In generale nella zona euro il disavanzo nel 2011 dovrebbe attestarsi al 4,4% per poi scendere al 3,6% nel 2012. Il deficit ha imboccato un percorso in discesa ma “nel 2016 è previsto attestarsi a livelli superiori a quelli prima della crisi, seppur di poco”.


Quanto all’andamento del debito che nel 2010 si è attestato al 119%. Secondo il Fiscal Monitor Report per raggiungere l’obiettivo di un rapporto con il Pil al 60% entro il 2020 l’Italia avrà bisogno di una correzione del 3,2%. Un aggiustamento inferiore a quello necessario per Usa e Giappone (tra l’11 e oltre 13%), Francia, Spagna e Gran Bretagna di uno sforzo compreso tra il 5% e il 10%, mentre Germania, Canada e Italia potranno limitarsi a una correzione compresa tra il 3 e il 4%. Tra i Paesi europei messi in ginocchio dalla crisi, al Portogallo viene richiesto un intervento di circa il 6%, mentre Grecia e Irlanda dovranno spingersi oltre il 10%.


I conti pubblici italiani, aggiunge l’Fmi, si “sono deteriorati in misura minore rispetto ad altri paesi”. Il debito resta alto, osserva, “ma il deterioramento non è così accentuato”. I target di bilancio “sono più o meno appropriati” ha proseguito, spiegando che il deficit 2010 è stato ‘più basso’ delle previsioni, favorendo “un miglioramento dei conti pubblici”.