Con meno tasse aumentano i consumi

ROMA – Se le famiglie con figli pagassero meno tasse, spenderebbero di più in edilizia, beni di consumo, trasporti, comunicazioni, sanità e istruzione. In più, i nuclei poveri diminuirebbero e aumenterebbe l’occupazione. Dunque, le risorse che il Paese investirebbe per realizzare il ‘’Fattore famiglia’’ (circa 16,9 miliardi di euro) rientrerebbero nelle casse dello Stato ‘’nella stessa misura, ma sotto altri aspetti’’ e contribuirebbero a rilanciare l’economia. Giunge a questa conclusione la ricerca presentata a Roma dall’Associazione nazionale dei tributaristi Lapet, insieme al Forum delle Associazioni Familiari, sulle possibili conseguenze legate all’introduzione di un fisco amico delle famiglie numerose.


– Bisogna recuperare il valore e la centralità della famiglia – ha affermato il presidente di Lapet, Roberto Falcone, durante un convegno a Roma – e renderla un soggetto fiscale. Siamo stufi di bonus bebè e bonus famiglia – ha sottolineato il presidente del Forum, Francesco Belletti – il Fattore famiglia è un criterio irrinunciabile per la riforma fiscale. Ci aspettiamo dei risultati già nella Finanziaria di quest’anno. Perchè fare figli è una scelta privata che ha rilevanza pubblica.


Dello stesso parere anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Famiglia, Carlo Giovanardi, che ricorda ai colleghi di Governo come le risorse per realizzare il Fattore Famiglia ‘’si trovino spostando la spesa sociale’’ e ‘’riequilibrando il carico fiscale tra chi ha figli e chi non ce li ha’’.
– Chi non ha figli – sostiene – paghi di più per aiutare chi ne ha.


Secondo la ricerca di Lapet, dei 16,9 miliardi di euro che verrebbero a mancare allo Stato, 2,5 mld sarebbero recuperati subito in termini di Iva, 12,7 mld rientrerebbero grazie alla crescita dei consumi locali e 3,8 mld grazie ai maggiori introiti fiscali generati dall’aumento dei consumi. In più crescerebbe l’occupazione, garantendo 150-200 mila posti di lavoro in più, e le famiglie sotto la soglia di povertà diminuirebbero.
Il Fattore famiglia andrebbe a beneficio soprattutto del Sud (43% delle famiglie; investimenti per 7 miliardi di euro) e delle Isole (26%; 4 miliardi), dove sono più numerosi i nuclei in difficoltà. Solo il 9,6% dei 16,9 miliardi, cioè circa 1,6 miliardi, verrebbe destinato al risparmio: il 44,4% verrebbe speso per l’abitazione e spese a essa connesse; il 24,8% per l’alimentazione; il 12,2% per i trasporti e le comunicazioni, il 4,5% per l’abbigliamento, il 4% per la sanità e il 3,1% per l’istruzione. Al Sud la disoccupazione diminuirebbe del 12,5%, nelle Isole del 12,2%, al Centro del 4,5% e al Nord del 3,5%.
– Daremo grande battaglia per ottenere il Fattore famiglia – ha concluso Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc – le famiglie stanno sopportando un’ingiustizia. Al primo posto della riforma fiscale ci dovra’ essere la riduzione della pressione fiscale per i nuclei con figli.