Berlusconi incassa la tregua del Pdl. Sarà ancora il leader

ROMA – ”Non ho dubbi. Berlusconi sarà ancora il leader, altrimenti il centrodestra non esisterà più”. Giancarlo Galan lascia velocemente Palazzo Chigi al termine di un Consiglio dei ministri, a suo dire, ”molto sereno” ma in realtà non esente dalle tensioni interne al Pdl dei giorni scorsi, e sintetizza con precisione quello che nel partito tutti pensano: senza Silvio Berlusconi il Pdl rischia di scomparire. Lo sa bene anche lo stesso premier.


Il Cavaliere non dà peso però alle polemiche di partito e preferisce godersi l’esito vittorioso del voto sul processo breve alla Camera. Ne parla con disinvoltura con i ministri, non nascondendo ”soddisfazione” per quella maggioranza ottenuta anche a scrutinio segreto. Così il Cavaliere si mette alle spalle i piccoli malumori nati dopo le voci di una sua ipotetica, seppur lontana, ‘abdicazione’ a vantaggio del ministro Angelino Alfano. Neppure la lettera aperta dell’ex amico e ministro Beppe Pisanu e di Walter Veltroni, che auspicano un ”governo di decantazione” al posto di quello attuale, lo mette di cattivo umore nel corso della riunione ministeriale. La spiegazione è semplice. Il Cavaliere la illustra in Consiglio: hanno provato nuovamente a buttarmi giù, come pensavano di poter fare il 14 dicembre scorso con quel tentativo di ribaltone, ma anche stavolta non ci sono riusciti. Un ragionamento ad alta voce nel corso del quale, riferisce chi era presente, il presidente del Consiglio ha ripercorso le tappe dei voti parlamentari, a partire dalla fiducia ottenuta a dicembre dopo la nascita di Fli.


Berlusconi indica anche chi sono per lui gli sconfitti: l’alleanza fra Gianfranco Fini e alcuni magistrati politicizzati. Esprime così tutta la sua soddisfazione non solo per la tenuta della maggioranza ma anche perchè, spiega, le opposizioni hanno perso voti. Anzi, rincara la dose, il voto segreto sulla cosiddetta ‘prescrizione breve’ si è rivelato un boomerang per loro. Hanno tentato ancora una volta di sovvertire la volontà popolare ma si sono ritrovati con meno voti del previsto, segno che sono spaccati, ha ragionato il Cavaliere.


Nella maggioranza, però, c’è ancora fibrillazione. I ‘desideri’ dell’ex ministro Claudio Scajola di formare gruppi autonomi del Pdl sono stati al momento accantonati e giovedìo sera è stata sancita a cena la ‘pace del calumet’ tra le correnti del Popolo della Libertà, ma la tregua è in equilibrio delicatissimo. In affanno viene dato il coordinatore Ignazio La Russa.


Nel Cdm il ministro della Difesa si è visto in minoranza sulla ipotesi di permettere ai nostri caccia di partecipare ai bombardamenti in Libia, scontrandosi con la netta opposizione della Lega e con lo scetticismo dello stesso Berlusconi. La tregua nel Pdl insomma resiste. Tutto è rinviato a settembre-novembre quando ci saranno i congressi comunali e provinciali in attesa di quello nazionale previsto, forse, nel 2012.