Il Chievo timbra il passapporto. Per un’altro anno tra le grandi

VERONA – Il Chievo presenta al Bologna il passaporto per la salvezza e gli emiliani timbrano senza scomporsi. A 39 punti la matematica ancora non concede di stappafre il Durello ma le bollicine sono pronte nei frigoriferi.


Il 2-0 non fa una piega, soprattutto se il Chievo lo porta in cascina giocando in dieci per metà partita. Pioli deve fare a meno dello sloveno Jokic e di Fernandes, ma recupera Mantovani e inserisce l’ex Guana al posto del francese. E con questo modulo fa la partita davanti a un avversario che girovaga per il campo senza dare l’impressione di saper dove andare. Eppure nemmeno il Bologna può permettersi di seminare generosamente punti, ma da quello che si vede in campo nessuno tra i rossoblù se ne cura.


A cominciare da Malesani. Possibile che l’allenatore in settimana non abbia maturato di allungare proprio a spese del Chievo? Già, Malesani e il Chievo non hanno mai condiviso lo stesso Dna nemmeno quando nel maggio del 1994 il tecnico, promosso da vice allenatore a titolare di panchina traghettò la squadra della diga in serie B. Una volta separate le loro strade sono sempre stati difficili i segni di reciproca riconoscenza. Come non sono stati da Camera dei Lord i ‘vaffa’ riservati al tecnico felsineo dalla curva veronese per lunghi tratti della partita.


Un “brutto segno – per il presidente Luca Campedelli che proprio alla morte del padre volle Malesani al suo fianco. Alberto fa parte della nostra storia”.


Questa con il Bologna era la settima sfida dello storico e per molti versi duro divorzio: non c’é nulla da fare il 57enne Malesani e veronese ‘de soca’ come dicono da queste parti ed è sempre stato tifoso dell’Hellas. E ovviamente ai vclivensi questo non è del tutto digeribile. Anche dopo l’incontro di oggi comunque Malesani rimane in vantaggio nelle sfide con la squadra che lo ha lanciato.


Nelle sette partite giocate in A Alberto è in vantaggio 4-3. Nel Bologna di oggi difficile trovare sufficienze piene, mentre la pagella del Chievo è tutta rosa. Non fosse per il calcione costato a Rigoni l’espulsione sarebbe stata la partita perfetta. Il Chievo gioca, il Bologna è assente ingiustificato, non cerca mai la porta: lo stesso Di Vaio, che dovrebbe fungere da faro al centro dell’attacco, si perde in troppi preziosismi da circo equestre che irritano più i compagni di squadra che indurre al sorriso il pubblico. Una nota di merito se l’aggiudica senza compromessi Marcolini: l’ex vicentino approfitta di un bisticcio a centrocampo tra Mundingayi e Rubin, raccoglie palla e da una cinquantina di metri infila scavalcando Viviano in passeggiata al limite dell’area. La cosa più bella della partita, da spellamani.