Chef Vito: “Eccovi servita la ricetta del mio successo”

CARACAS – Quarant’anni di cucina italiana in Venezuela. Un traguardo importante quello che, al ristorante “Il caminetto”, si prepara a festeggiare il friulano Vito Facco, tra i più rinomati chef della capitale. E non poteva essere altrimenti, con un padre che cucinava per l’imperatore d’Austria e che nel 1935 vendeva alla Perugina l’idea di certi ‘baci’…

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“Il caminetto”, zona El Rosal, già a mezzodì strabocca di clienti. Con Vito ci sono gli amici di sempre: i fratelli del ristorante cinese “Salon Canton”, il noto showman Gilberto Correa e Luis Ginori, direttore commerciale di Alnova, l’impresa che importa da tutto il mondo le migliori marche di vino. Tanti seguono Vito da anni, dai tempi del famoso “Franca” a quelli del “Caminetto” di Las Mercedes, passando per la parentesi del “Tortellino d’oro”.


– Dopo la guerra in Italia erano tempi difficili – ricorda Facco -. Dopo la morte di mio padre sono andato a Milano e ho iniziato a lavorare come elettricista e idraulico finché nel 1957 ho raggiunto mio fratello che lavorava come cuoco in Venezuela. Dietro ai fornelli ho scoperto l’amore per la cucina e, piano piano, ho imparato a preparare i primi piatti. Mi sentivo un vero artista, come un pittore, un musicista…
Facco lavora ad Anaco, al El Tigre, a El Tigrito, a Puerto Ordaz.


– All’epoca la cucina italiana era poco conosciuta, soprattutto nell’interno del Paese – spiega lo chef -. Si mescolava il made in Italy con la cucina degli States, perché c’erano molti petrolieri statunitensi in quelle zone, e con i sapori criolli. Ricordo che a Puerto Ordaz preparavano le pizze nei piatti di alluminio!


In Venezuela il lavoro va bene ma a Facco manca l’amore. Decide di partire per la Svizzera e cogliere due piccioni con una fava: frequentare un corso di alta cucina e avvicinarsi a Franca, la ragazza bergamasca di cui si era innamorato qualche anno prima e che, dopo un fugace bacio sulla guancia in un cinema di periferia, aveva lasciato in Italia. I due si sposano e insieme partono per il Venezuela. Franca diventerà col tempo una figura storica dei ristoranti di Facco, che i clienti più intimi ancora oggi soprannominano ‘la colonnella’ per l’attenzione meticolosa che riserva ad ogni aspetto della ristorazione.


– Io e mia moglie ne abbiamo passate tante insieme. Pochi mesi dopo l’apertura del “Franca”, il nostro primo ristorante, quando ancora eravamo coperti di debiti, c’è stata la tragedia di Vargas. Poi dopo 18 anni a Las Mercedes ci hanno sfrattato da un giorno all’altro, mettendoci in mezzo alla strada. Ma ci siamo sempre rialzati – ci dice deciso Facco – e abbiamo sempre avuto un successo meraviglioso.


Facco, membro del gruppo molisano Fogolar Furlan, mostra con orgoglio il marchio “Ospitalità italiana” che la nostra Repubblica ha conferito al suo ristorante. Lo chef è abituato ai riconoscimenti, racconta delle personalità che hanno degustato i suoi piatti.


– Ai tavoli del “Franca” – ci dice – si sono seduti tutti i presidenti del Venezuela, da Betancourt a Carlos Andrés Perez. In tredici anni tutti, tranne Caldera – precisa – perchè a lui mandavo il pranzo a “La Casona”.

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Per Facco, in cucina l’ingrediente più importante è l’amore.


– Di un piatto puoi avere la ricetta più dettagliata – spiega lo chef – ma non usirà mai nulla di buono se manca il ‘tocco’. E cos’è questo ‘tocco’, se non l’amore per quello che si fa?
Non solo il ‘tocco’ fa della cucina di Facco una delle preferite dell’intero Paese. Ci sono gli ingredienti made in Italy e soprattutto il desiderio di portare avanti una tradizione gastronomica antica, che anche in Italia tende a scomparire.


– Fettuccine, tortellini e tortelloni, cappelletti, pasta e fagioli, risotti, minestrone e zuppa di lenticchie. O ancora, ossobuco, capretto, coniglio, cotechino, zampone e polenta… Insomma, i miei sono tutti piatti regionali della cucina tradizionale – spiega -. Piatti che alla gente piacciono ma ormai sono rari da trovare persino in Italia! Oggi è tutto un antipasto, non si riesce più a trovare una buona zuppa!

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Tanta passione, ingredienti made in Italy e memoria della tradizione. Il tutto, accompagnato da un buon bicchiere di vino, non può che decretare un successo. Luis Ginori, di Alnova, aggiunge dell’altro alla ricetta:
– Ci sono stati in Venezuela tanti altri ristoratori italiani – ricorda – ma spesso abbandonavano il locale, lo passavano ad altri… La gente così si sente abbandonata. Quando entri nei ristoranti Facco, invece, sei sicuro di quello che trovi: l’accoglienza tipicamente italiana di Vito e sua moglie, la buona cucina, l’atmosfera magica e un amico con cui brindare.


Anche Gilberto Correa vuole dire la sua. È appena arrivato da una lunga vacanza in Italia, trascorsa tra sagre di paese e abbracci di gente italiana che ha lavorato in Venezuela e ancora ricorda le sue trasmissioni con Topo Gigio.
– Ero appena arrivato da Maracaibo – ricorda il presentatore – quando ho conosciuto Franca. Ero senza un soldo. Andavo a mangiare da lei perchè solo a fine mese mi faceva pagare i miei debiti, nel frattempo segnati diligentemente su un quadernino. Poi un amico un giorno mi disse che Franca aveva perso il quadernino dei conti – sorride – e lei mi obbligo a farmi la carta di credito!