Dopo 50 anni, stop a stato d’emergenza

DAMASCO – Dopo quasi 50 anni le autorità siriane hanno revocato lo stato d’emergenza. Sulla scia delle imponenti proteste che hanno scosso il paese, il provvedimento era stato annunciato sabato dal presidente Bashar al-Assad, in un discorso tenuto a Damasco in occasione della prima riunione del nuovo governo.


Secondo quanto riportato dall’agenzia di informazione ufficiale, Sana, il governo ha approvato un progetto di legge che prevede l’abrogazione della legge, in vigore del 1963, che limitava le libertà pubbliche, imponendo restrizioni a riunioni e spostamenti e permetteva l’arresto ‘facile’ di persone sospette. Il mancato rispetto della legge negli ultimi ha portato all’arresto di attivisti e intellettuali siriani. Tra i provvedimenti della legge anche il divieto di riunirsi pubblicamente in un numero superiore a 5 persone.


Il governo ha decretato anche l’abolizione della Corte suprema per la sicurezza dello stato. Secondo quanto riferisce ‘Sana’, con l’entrata in vigore della legislazione necessaria per l’abrogazione dello stato di emergenza, è prevista anche la chiusura di questo tribunale usato per processare gli oppositori del regime.
La notizia arriva dopo un’altra notte di violenze a Homs, dove è stato proclamato un sit-in permanente contro il regime Assad. Secondo gli attivisti del gruppo Facebook ‘Syrian Uprising 2011 Information Centre’, la polizia ha fatto irruzione nella piazza principale, chiedendo ai manifestanti di sgomberarla e aprendo subito dopo il fuoco. Secondo testimoni, è stato impedito al personale medico di accorrere sulla piazza a prestare i soccorsi. Il numero delle vittime è incerto.


Ieri, in mattinata, annunciando una repressione ancor più dura, il regime aveva detto che le proteste di piazza sono una ‘’insurrezione armata’’ di estremisti islamici radicali di orientamento salafita. La dichiarazione del ministero dell’Interno arrivava mentre nel Paese la situazione era tesissima, con morti tra i manifestanti che ormai chiedono le dimissioni del presidente Bashar Al Assad.