Tremonti nel mirino del Pdl, ma il premier lo difende

ROMA – Il popolo del Pdl si scatena sul web e a finire nel mirino dei supporter del premier tocca questa volta al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.


Tornare allo ”spirito del ’94”, ”rinnovare il partito e la sua classe dirigente” e ”arginare lo spettro di Giulio Tremonti che aleggia su qualunque decisione del governo”, lasciando che ”il centro delle decisioni” torni a Palazzo Chigi. Sono le parole del ministro per i Beni Culturali, Giancarlo Galan, che in un’intervista al Giornale chiede a Berlusconi una ”scossa” per ”rivoluzionare dalle fondamenta un Pdl nel quale è ormai molto difficile riconoscersi”. Forza Italia, spiega Galan, ”è stata un’esperienza unica, originale, fuori dagli schemi e lucidamente folle. E oggi di quei sogni, di quelle speranze e, perchè no, di quelle illusioni è rimasto ben poco”.


– Nel ’94 – prosegue Galan – discutevamo se presentarci solo alle politiche e non alle amministrative facendo di Forza Italia una sorta di comitato elettorale ed oggi siamo arrivati all’estremo opposto: ci siamo ridotti a prendere ordini da politici di professione come Ignazio La Russa e Fabrizio Cicchitto. Siamo scesi in politica in nome delle idee liberali e oggi siamo finiti con un governo perennemente commissariato da un socialista come Giulio Tremonti.


Il ministro dell’Economia secondo Galan ha il merito di aver ‘salvato’ l’Italia dalla ”fine della Grecia” ma, prosegue l’esponente di governo, ”fra due anni non possiamo certo fare la campagna elettorale su un argomento simile. Traduzione: ”con Tremonti si perdono le elezioni”, ”le perdiamo tutti noi”. Per quanto riguarda il suo nuovo incarico come ministro dei Beni Culturali, Galan ha in mente tre provvedimenti per comcinciare: ”inasprimento delle pene” per chi depreda i beni archeologici, ”sgravi fiscali sul modello francese per chi offre un contributo economico alla loro tutela” e ”l’estensione della responsabilita’ civile a chi effettua expertise”


Sarà il ”la” suonato oggi su ‘il Giornale’ dal collega di governo Giancarlo Galan, ma oggi sulla bacheca del sito web del Pdl le lamentele contro il titolare dell’economia del popolo ‘tartassato’ si sono moltiplicate. ”Silvio dai l’appoggio a Tremonti e al suo statalismo? Allora voterò Montezemolo, forse lui manterrà la promessa di tagliare le tasse. Meno Irpef e Irap, lo avevi promesso” minaccia un elettore mentre tal ‘Roberto’ avverte: ”voto da sempre Pdl ma se non manterrete la promessa della riduzione delle tasse perderete alla grande perchè non vi voteremo più”.


C’è chi si rivolge a Silvio: ” mettici la faccia, fai subito la riforma del fisco, parla al popolo altrimenti perderai voti, la gente è stanca e vuole cose concrete. Prima di tutto soldi…”. In altri ‘post’ si evoca lo spirito del ’94: ”Siam nati per fare la rivoluzione liberale: finchè all’Economia ci sarà Tremonti, sarà solo un’illusione!”. Poi l’aut-aut: ” Urge il taglio delle spese (parassitarie) e delle Tasse. Hic et nunc!”. ”Fermate la scure tremontiana sul Pdl….ridimensionate l’idea tremontiana…..rinnoviamo con lo spirito del 1994…Silvio pensaci tu!!! A dire il vero c’è anche chi il ministro dell’Economia lo difende dagli attacchi: ”Galan è un traditore. Sta con Casini e Pisanu come Stefania Craxi? Traditori! Avete rotto! Fuori dal Pdl! Attaccare Tremonti, ora oltretutto.. vi credete furbi, eh?” ma per lo più l’argomento della pressione fiscale scatena invettive contro il Ministro.


”Carissimo Tremonti è ora che pensi a spremere qualche sanguisuga del Parlamento. Per risanare i conti pubblici vada a prosciugare un po’ delle pensioni multiple d’oro” dice un tale mentre fioccano anche consigli per il titolare dell’Economia. ”Sarebbe opportuno prorogare di qualche mese il termine del 30 aprile per l’accatastamento delle case fantasma per sollevare gli elettori da questo opprimente peso” si legge nella bacheca dove un altro messaggio invoca: ”con Galan, Martino, Urbani, dell’Utri arginare Tremonti e ritrovare lo spirito liberale del ’94”. Ermy64′, operaio, scrive: ”Silvio tira fuori le palle e fai di tutto per occupazione ed economia altrimenti la gente non vota pi Pdl. Dai una sterzata prima delle amministrative…”. Ma se Tremonti incarna il diavolo, gli uffici di riscossione diventano l’inferno: ”caro ministro entri in un ufficio Equitalia … vedrà tanti disperati che non hanno più un euro ma sono perseguitati da questo ente. Ma ora le lacrime da coccodrillo non bastano”. Scrive Maxrn:”la lunga mano statale della riscossione stà rovinando migliaia di aziende già in difficoltà per la crisi e che si vede cartelle raddoppiate e triplicate. Vergogna!”. ”A Silvio vorrei ricordare che Equitalia-Gerit è dello Stato, e tu odi la repressione tributaria e lo stato di polizia. Equitalia non persegue i veri evasori ma solo disperati”. E così, sullo stesso tono: ” Io e tutti quelli che un immobile ce l’han accatastato da sempre e per il quale pagano Ici&Irpef hanno o no il diritto a incazzarsi per i soliti furbetti evasori? tutti paghino” mentre Rosa scrive: ”Basta parlare di Costituzione. Parlate di pensioni che non si campa più”. Conclude, con una posizione più equilibrata, Fabri56: ”Tremonti bravo, ma adesso basta!!!!! Via equitalia. Via bollo auto, come da promessa elettorale. O – taglia corto – voti addio!!!!!.


I Contrasti


Dalle dimissioni del 2004, dopo lo scontro con Gianfranco Fini, che lo portarono ai ferri corti con Silvio Berlusconi, alle continue scaramucce con Renato Brunetta, passando per le liti in Cdm con Stefania Prestigiacomo, fino al vespaio scatenato dall’intervista di Giancarlo Galan e al ruolo svolto nella vicenda Generali. La recente storia del super-ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è costellata di contrasti. Ma anche di riconoscimenti e non solo a livello nazionale. E’ stato infatti particolarmente presente nell’affrontare a livello internazionale la crisi economica ed fornire ricette essendo molto attivo a livello europeo. E questo gli viene riconosciuto anche a Bruxelles insieme alla stabilità dei conti italiani. Ma, inevitabilmente e periodicamente, l’uomo che tiene ben stretti i cordoni della borsa incappa nel vespaio della polemica, anche dei suoi colleghi di partito, alimentata anche dal fatto che viene da sempre considerato l’uomo del Pdl più vicino alla Lega. Tremonti, come da tradizione di via XX Settembre, è uomo di poche parole e di decisioni impopolari. Con il desiderio della crescita e il vincolo stretto del rigore. Così spesso, soprattutto in fase di aggiustamento dei conti, o peggio, in fase pre-elettorale, si trova a fronteggiare naturalmente l’opposizione. Ma la sfida peggiore è quella del ‘fuoco amico’, i suoi stessi compagni di partito. Così, ad esempio, il 3 luglio del 2004, durante il suo incarico nell’ex governo Berlusconi, il ministro dovette rassegnare le dimissioni per contrasti con Gianfranco Fini in particolare sulla gestione dell’organismo (la cabina di regia) che era nato per le questioni economiche a Palazzo Chigi. E sono sempre di quel periodo le schermaglie con l’allora Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio cui il ministro rimproverava il mancato controllo su Cirio e Parmalat. Una battaglia che il ministro però alla fine vinse.


Ma senza andare troppo in là nel tempo è facile rintracciare negli archivi l’eco di nuove polemiche. Tornato a via XX Settembre, nuovamente con il progetto di tagliare le tasse (suo antico cavallo di battaglia ora rispolverato con i tavoli della riforma) Tremonti rimette mano ai conti e tenta l’avvio di una politica di contenimento della spesa. Ma la sorte non gli sorride e, dopo l’uscita di scena di Tommaso Padoa-Schioppa, si trova a dover fronteggiare una delle peggiori crisi economiche della recente storia. E i tagli, chiaramente non piacciono a nessuno. Ma le ultime manovre ne sono piene e ricascano direttamente sui bilanci, già asciugati, dei colleghi ministri costretti a loro volta a pesanti colpi d’accetta. A Tremonti viene mossa l’accusa di non saper far ripartire la crescita nel paese: insomma troppo rigore e niente sviluppo. Ed è proprio su questo che si incentra la polemica con Brunetta. Ma sempre per i tagli altri conflitti si aprono di recente con il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, mentre il ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi finito in un vespaio di critiche dopo i crolli di Pompei spiega di non poter fare di più proprio per i tagli e la mancanza di fondi. Evidente il riferimento alle decisioni del Tesoro.


La palla così passa all’ex ministro dell’Agricoltura (ora alla cultura) Giancarlo Galan che oggi, dalle colonne de Il Giornale, torna alla carica: bisogna ”arginare lo spettro di Giulio Tremonti che aleggia su qualunque decisione del governo” lasciando che ”il centro delle decisioni” torni a Palazzo Chigi. Insomma un po’ lo stesso ritornello che portò allo scontro con Fini e alle dimissioni. Ma Palazzo Chigi è anche la ‘terra’ di Gianni Letta con il quale il ministro ha intrapreso più di un confronto, di recente soprattutto per le nomine nelle società pubbliche quotate. Ma anche per finire un argomento più economico che, di recente, avrebbe irritato non poco il premier: le dimissioni di Cesare Geronzi dalla guida di Generali. Berlusconi in quei giorni lamentava che neanche la figlia Marina era stata informata per tempo. E che la decisione di Geronzi gli sarebbe stata comunicata solo a cose fatte. Un’uscita che, secondo molti commentatori, aveva un regista occulto ma determinato: Giulio Tremonti.