Draghi: «L’Italia esce lenta dalla crisi»

ROMA – L’Italia sta uscendo ”lentamente” dalla recessione e il ritorno del Pil ai livelli pre-crisi, come stima il Def del governo, arriverà solo nel 2014 e ancora più in là per il prodotto pro-capite. Il divario con i paesi Ue, già visto nella recessione, perdura così anche nella ripresa. Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi torna a insistere sull’imperativo assoluto a ritornare sul sentiero della crescita che non è ”un esercizio retorico ma una riflessione sul futuro del Paese e sulle prospettive delle generazioni ora più giovani” e i motivi di preoccupazione sono, lamenta, ”purtroppo gli stessi che rilevavo cinque anni fa nelle mie prime Considerazioni finali”.


La riflessione del governatore, espressa al convegno tenuto a Palazzo Koch su ‘Europa 2020, quali riforme strutturali per l’Italia?”, trova d’accordo il presidente degli industriali Emma Marcegaglia per la quale il 2014 ” è troppo tardi. Per quest’anno probabilmente cresceremo intorno all’1%, la Germania al 3%, la media europea all’1,8%”.


– Dobbiamo fare tutti di più per crescere di più – insiste -. Perchè altrimenti non assorbiamo disoccupazione, non teniamo in piedi il sistema delle imprese e non riusciamo a dare un futuro ai giovani.


Per Draghi porre rimedio ai problemi strutturali e i punti deboli dell’economia italiana evidenziati dall’Europa non si ottiene ”con facili scorciatoie”. Ad esempio Draghi ammonisce che ”una maggiore competitività del sistema produttivo (uno degli storici mali dell’Italia ndr) non può essere ottenuta con sostegni e difese dalla concorrenza”. Piuttosto occorre ”un’attenta regolamentazione pro competitiva dei mercati, ben disegnata e sorvegliata da regolatori indipendenti”. Punti di forza l’Italia li ha e il governatore li ricorda: ”la buona tenuta del sistema bancario, la solidità finanziaria di famiglie e imprese, una prudente gestione del bilancio pubblico che ha limitato il peggioramento dei conti pubblici” e un indebitamento netto che ”per la prima volta dall’avvio dell’euro è nettamente inferiore al valore medio dell’area euro”. Tuttavia ”la spesa in conto capitale è fortemente ridotta ai livelli più bassi degli ultimi decenni e la pressione fiscale continua a essere elevata”. Per questo ”bisogna partire” dalle ”tante imprese dinamiche, dalle amministrazioni che innovano e dai giovani con un capitale umano di eccellenza mondiale”.


– Spetta a coloro che a vario titolo gestiscono la politica economica – conclude – compiere il primo passo poggiando su analisi documentate e trasparenti.