Libia minaccia l’Italia, «pagherete per l’invio degli istruttori»

ROMA – La minaccia è diretta a Italia, Francia e Gran Bretagna: la decisione di inviare in Libia addestratori militari ”avrà conseguenze”. Ma si estende poi a tutta la comunità internazionale, con l’avvertimento che, se la Nato dovesse invadere Misurata o qualsiasi altra città libica”, verranno ”armati i civili” e si scatenera’ ”l’inferno”. Il regime di Gheddafi torna a farsi sentire con due messaggi diffusi dalla Tv di stato, mentre gli Usa condannano le forze del rais per i continui ”feroci attacchi” e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon invita le autorità libiche a fermare i combattimenti.


I ribelli intanto conquistano un valico di frontiera con la Tunisia, ma Misurata continua ad essere allo stremo, sotto i bombardamenti di Gheddafi. La decisione di Italia, Francia e Gran Bretagna di inviare istruttori a Bengasi, che secondo il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov segna di fatto ”l’inizio delle operazioni terrestri”, ha scatenato le ire del rais e dei suoi fedelissimi. Minacce che, secondo gli 007 italiani, si tradurranno presto in una nuova ondata di immigrati: Tripoli potrebbe infatti spingere le migliaia di profughi presenti in Libia a partire sui barconi diretti in Italia.


Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha precisato, in mattinata, che l’Italia intende inviare ”semplici istruttori” e non certo ”consiglieri militari”, ma la Libia di Gheddafi è pronta a schierare anche i civili e delinea uno scenario apocalittico: ”Saremo una palla di fuoco – recita una nota del ministero degli Esteri di Tripoli letta da un annunciatore della tv al Jamahiriya -. Faremo cose dieci volte peggiori di quanto accaduto in Iraq”.


In campo anche i mercenari provenienti da Niger, Mali e Ciad che secondo il Daily Telegraph sono costati al rais, dall’inizio dei combattimenti, 3 milioni e mezzo di dollari. Nel giorno in cui è arrivata la conferma della morte del secondo reporter colpito ieri a Misurata dalle cannonate delle truppe di Gheddafi e si aggravano le condizioni di uno dei due feriti, il portavoce del governo Mussa Ibrahim respinge ogni responsabilità del regime, assicura di essere ”molto triste” per l’accaduto e coglie l’occasione per scaricare le colpe sui ribelli.


Sempre dal ministero degli Esteri, nel giorno in cui la Jana ha denunciato la ”barbara operazione” condotta dalle forze della Nato che hanno intercettato una petroliera libica, arriva l’accusa contro l’embargo imposto dall’Alleanza: un vero e proprio ”embargo marittimo” che non si limita solo alle armi e alle apparecchiature militari così come previsto dalle risoluzioni dell’Onu ma si ripercuote anche su rifornimenti di prima necessità, mettendo così in ginocchio la popolazione civile. Sul terreno intanto continuano i combattimenti, Misurata è ancora sotto le bombe (il bilancio di oggi è di tre morti tra i ribelli), mentre gli insorti sono riusciti a conquistare il posto di frontiera con la Tunisia di Dhiba , uno dei principali tra Libia e Tunisia. Proseguono anche le operazioni alleate: le 4 navi e i 12 aerei italiani messi a disposizione della Nato per l’operazione ‘Unified Protector’ hanno effettuato 6 missioni nelle ultime 24 ore e la Francia ha annunciato di aver incrementato i raid.