“Anziano e 14enne a Guantanamo”, Wikileaks rivela i file dei detenuti

WASHINGTON – L’amministrazione Usa ancora nel mirino di Julian Assange. Wikileaks rivela tutti i file segreti degli oltre 700 detenuti rinchiusi dal 2002 ad oggi a Guantanamo, nel campo di prigionia istituito da George Bush che Obama ha tentato di smantellare ma sembra dover mantenere – visto l’ostruzionismo incontrato al Congresso – con almeno 172 detenuti ancora rinchiusi.


Nelle migliaia di pagine dei 759 file – pubblicati da New York Times, Washington Post, Guardian e Pais – sono scritte verità di violazioni dei diritti umani già criticate in questi 10 anni. Si parla di detenuti trasportati nel campo di prigionia a Cuba in gabbie, imprigionati per anni senza alcuna formale incriminazione, sulla base di prove labili o estratte con maltrattamenti o torture.


Emerge l’ossessione del Pentagono e della Cia dei tempi di G. Bush nell’estrarre il massimo di informazioni dai fermati anche con “metodi di interrogatorio” autorizzati dallo stesso presidente. Testimoniano come tra i detenuti vi sia stato un afgano di 89 anni, trasferito a Guantanamo per “numeri di telefono sospetti” trovati a casa sua. E un ragazzo di 14 anni trasferito solo per “la possibilità che conoscesse i leader talebani locali”.
Con una dichiarazione il Pentagono ha criticato la decisione “inopportuna” di pubblicare questo materiale, sottolineando che questi file sono sintetici e incompleti. Nei documenti analizzati dal Guardian emerge che ad almeno 100 dei detenuti sono state diagnosticate malattie mentali, di natura depressiva o psicotica. Molti hanno tentato il suicidio o condotto scioperi della fame contro le condizioni di detenzione.


Dai file arriva una rivelazione: un giornalista di al Jazeera è stato detenuto per 6 anni a Guantanamo per poterlo interrogare proprio sull’emittente in lingua araba, per conoscere – si legge nel dossier – “i programmi di formazione del network, le strutture tecniche e le operazioni di raccolta di informazione in Cecenia, Kosovo e Afghanistan, compreso il modo in cui vengono recapitati i video di Osama Bin Laden”.


I documenti diffusi da Wikileaks rivelano che diversi paesi, dalla Russia all’Arabia Saudita, inviarono i propri agenti a Guantanamo per interrogare detenuti. Anche altri paesi, con curriculum discussi in materia di diritti umani, hanno inviato agenti per condurre gli interrogatori: Cina, Tajikistan, Yemen, Giordania, Kuwait, l’Algeria e Tunisia, si legge sul NYT. Inoltre, 4 giorni dopo gli attentati a New York e Washington, Bin Laden – già indicato come il regista di quello che veniva chiamato l’attacco all’America – si recò in una guesthouse a Kandahar. E lì incitò i combattenti arabi riuniti a “difendere l’Afghanistan dagli invasori stranieri” e a “combattere in nome di Allah”. Iniziarono così 3 mesi di peripezie per Bin Laden e Zawahiri, che si spostarono in macchina da un posto all’altro dell’Afghanistan, con Bin Laden che affidava compiti in vista dell’ormai atteso attacco Usa. Anzi il leader di al Qaeda delegò il controllo dell’organizzazione terroristica al Consiglio della Shura, forse nel timore di essere presto catturato o ucciso dalle forze Usa.