Crisi Libia: 130 aziende italiane ferme, danni per oltre 100 miliardi di euro

ROMA- “Le internazionalizzazioni di grandi e PMI nazionali fanno dell’Italia il primo Paese europeo investitore in Libia. La scelta interventista del Governo ha avuto come diretta ed immediata conseguenza il sostanziale blocco di ogni tipo di attività pianificata in seguito ad accordi intercorsi con il Governo Gheddafi. Il danno al Sistema Italia, comprensivo del blocco dell’import/export, è oggi stimabile in oltre 100 miliardi di euro. Almeno 130 le imprese italiane che in Libia hanno fermato le proprie attività: appaiono gravi i rischi occupazionali e negative le inevitabili ripercussioni sul vasto ed articolato sistema industriale ed imprenditoriale dell’indotto in Italia”. Questi i dati di Alfredo Cestari, presidente della Camera di Commercio ItalAfrica Centrale – Unioncamere, che oggi si fa portavoce dei “tanti nostri associati che ci raccontano le loro enormi difficoltà nell’operare non solo in Libia ma in tutta l’Africa”.


“Quasi tutti i governi degli Stati di quel continente, dal Maghreb alla fascia sub sahariana, – spiega Cestari, che è anche Console in Italia della Repubblica Democratica del Congo – oggi vedono nell’Italia un Paese ostile, dalle posizioni opposte a quelle di Unione Africana, Lega Araba e Brics. In simili situazioni a pagare lo scotto più pesante sono le aziende italiane, piccole e grandi, che vedono sparire le commesse ed annullare i contratti. Le scelte in materia di politica estera stanno mettendo in serie difficoltà centinaia di onesti imprenditori italiani a cui, a fronte di scelte governative che ne avrebbero condizionato i rapporti, non è stata offerta nessuna sostanziale opportunità di salvataggio delle proprie attività. Il danno è già enorme”.