Italia in Libia, ok da Napolitano, Bossi: “Siamo una colonia francese”

ROMA – Berlusconi incassa il via libera di Giorgio Napolitano sull’ulteriore impegno dell’Italia in Libia – per il Capo dello Stato “naturale sviluppo della scelta italiana” – e difende la svolta del governo: ‘’necessaria’’ dopo gli appelli degli alleati, che non contempla “bombardamenti con bombe a grappoli ma solo obiettivi militari mirati” e esclude “con certezza” vittime civili.


Il premier imbocca così la via della svolta interventista, affrontando l’opposizione della Lega (con il ministro Roberto Calderoli che annuncia battaglia in Consiglio dei ministri e Umberto Bossi che spiega: “le guerre non si fanno e non si annunciano così”), la contrarietà dei cattolici, le riserve nel Pdl e gli attacchi dell’opposizione, che pur dividendosi (l’Idv chiede il voto in aula sull’intervento) accusa il governo di non avere maggioranza in politica estera.


Bossi affida a ‘La Padania’ la rabbia verso il premmier. ‘’Siamo diventati colonia francese – afferma -. E l’aver ceduto alle richieste di Parigi avrà ‘’conseguenze gravissime’’, a partire dall’arrivo massiccio di profughi. ‘’Non è dicendo sempre sì che si acquisisce peso internazionale’’.


‘’Guerra’’, la chiama il leader del Carroccio; il Cavaliere parla di “intervento su obiettivi militari”.
‘’Le guerre non si fanno e comunque non si annunciano così’’, dice contestando al premier anche un errore di metodo e rivelando che, si legge tra le righe, è stato avvisato solo a cose fatte.


Il Cavaliere, al termine del vertice con Sarkozy, afferma che non serviranno altri passaggi parlamentari, poiché la scelta è stata fatta nell’ambito del mandato del consiglio di sicurezza Onu e autorizzata con il voto delle commissioni parlamentari. I ministri degli Esteri e della Difesa Franco Frattini ed Ignazio La Russa riferiranno oggi alla Camera sull’intervento in Libia.


Se Napolitano spiega che “non potevamo restare indifferenti alla sanguinaria reazione del Colonnello Gheddafi in Libia”, il premier motiva il passo come ineluttabile e in un comunicato congiunto italo-francese intima anzi all’amico di un tempo Gheddafi di andarsene, avendo il suo regime perso ‘’ogni legittimità’’.
‘’Non è stata facile la decisione del governo – ammette – e, consapevoli del nostro passato di colonizzatori, del trattato di amicizia stipulato con il popolo libico e il rais Gheddafi, abbiamo avuto difficoltà a congiungerci agli altri alleati’’.


Ma ‘’gli sviluppi della situazione, le 10 mila vittime e le iniziative di Usa, Francia e Inghilterra nei nostri confronti ci hanno dato la consapevolezza che un nostro intervento poteva accelerare la soluzione. Per questo abbiamo accettato di intervenire su obiettivi militari mirati escludendo vittime civili: una soluzione che abbiamo dovuto assumere, rispettando moltissimo la posizione degli alleati della Lega. Ma non potevamo sottrarci. Non volevo che l’Italia fosse considerata partecipante ma non a pieno a titolo. L’opposizione interna avrebbe sfruttato questo fatto contro di noi’’.


Resta però nero su bianco anche la nota del ministro della Semplificazione Roberto Calderoli:
– La Lega Nord non condivide la nuova evoluzione della nostra partecipazione alla missione libica, che porterà a nuovi rilevanti oneri e, conseguentemente, ad un aumento delle tasse o delle accise sulla benzina, rincari che andranno a colpire i tanti cittadini che non condividono questa guerra.


Contrari all’intervento anche i cattolici della maggioranza (dal sottosegretario alla Famiglia Carlo Giovanardi a quello agli Interni Alfredo Mantovano) e dell’opposizione (‘’Dal governo bugie e irresponsabilita’’’, denuncia il segretario Udc Lorenzo Cesa).


All’attacco anche Fli e Pd, pronti a sostenere un’azione militare in Libia ma solo nell’ambito del mandato Onu.
– E’ necessario che l’esecutivo riferisca in Parlamento. – dice il leader Pd Pier Luigi Bersani – E’ chiaro che il Governo non ha una maggioranza in politica estera: sta procedendo in modo ondivago e confuso.