Due magie di Messi ammutoliscono il Bernabeu

MADRID – Allora è vero. Anche dal cemento possono nascere dei fiori. Anche da una partita brutta e cattiva come Real Madrid-Barcellona può spuntare una doppietta celestiale come quella di Lionel Messi, che tra 76’ e 87’ ha messo a tacere un Santiago Bernabeu in fiamme dopo l’escalation di calci che aveva portato ai rossi di Pinto, Pepe e soprattutto Mourinho. Alla fine ha vinto il calcio e non i calci. E non ci poteva essere miglior rappresentante di Messi, che con questi due gol lancia i blaugrana verso la finale di Wembley. Lì dove salvo cataclismi ci sarà la rivincita di Roma contro il Manchester United.


José Mourinho non cambia nulla nella formazione che una settimana fa ha vinto la Coppa del Re. Le uniche modifiche a un 4-3-3 molto duttile sono quella forzate: lo squalificato Carvalho viene rimpiazzato da Albiol, mentre l’infortunato Khedira è sostituito da Diarra. Per il resto, nessuna novità Pepe a centrocampo compreso. Pep Guardiola ha le scelte forzate per gli infortuni di Abidal, Adriano, Bojan, Maxwell e pure Iniesta, che non riesce a recuperare in extremis. Il modulo è il solito 4-3-3, ma le novità sono molte. In difesa torna Puyol e si piazza nel ruolo di terzino sinistro, con Mascherano centrale insieme a Piqué. E Keita sostituisce Iniesta in mediana. La notizia del pre-partita è comunque la stretta di mano tra Guardiola e Mourinho. Ma le scintille non sono finite.


Ti aspetti un avvio di match palpitante, magari con un Real pronto a sparare subito le proprie cartucce sfruttando il fattore campo. Invece no. Le emozioni della prima mezz’ora di Clasico sono pari a zero. Le ‘Merengues’ applicano da subito un catenaccio d’altri tempi rifugiandosi in undici dietro la linea del pallone, mentre i catalani impostano la gara con un possesso di palla molto ragionato. Instancabile ma lento all’inverosimile. Il predominio del Barça è innegabile, almeno quanto è ovvio che senza spinta dai terzini e una manovra che coinvolga anche Pedro e Villa è impossibile far male. Oltre a due tiri dalla distanza di Xavi e dello stesso ex Valencia si vede ben poco. Nonostante un bel tentativo di Messi su imbeccata di Xavi respinto da Casillas (25’).


La sveglia arriva intorno alla mezzora, quando Mourinho sposta Ronaldo a destra e Ozil in mezzo. E, soprattutto, il duo Marcelo-Di Maria inizia a carburare a sinistra. Una serie di punizioni dalla corsia mancina porta il Real Madrid per forza di cose sulla trequarti del Barcellona. Di occasioni, a parte un gran tiro di Cristiano Ronaldo dalla lunga distanza respinto di petto da Valdes (45’), non v’è traccia. Il clima, però, si surriscalda. Prima due gialli ad Arbeloa e Dani Alves, poi una rissa al rientro negli spogliatoi che porta al rosso il dodicesimo del Barcellona, Pinto. Un parapiglia che la dice lunga sul fuoco che covava sotto la cenere.
Il crescendo continua nella ripresa. Mourinho leva subito lo spettatore non pagante che risponde al nome di Ozil (46’) per inserire Adebayor, mentre Guardiola risponde invertendo le fasce di competenza di Pedro e Villa. Il tono si alza ulteriormente e il primo a cedere è Sergio Ramos che 53’ si fa ammonire per un’entrata dura su Messi. Il difensore del Real era in diffida, quindi salterà il ritorno del Camp Nou. Ma lì si esce dallo stadio e si entra in un saloon, con un’escalation di fallacci e spintoni che degenera in rissa. Al 57’ Mascherano entra duro su Pepe, che si surriscalda e quattro minuti dopo si fa cacciare per un’entrataccia in ritardo su Dani Alves. Il rosso è indiscutibile, il tackle con intenti bellicosi è innegabile. Per tutti tranne per Mourinho, che inizia lo show personale applaudendo l’arbitro. Uno spettacolo che Stark non gradisce, espellendo anche lo ‘Special One’. A chiudere il climax ascendente ci pensa poi Marcelo, che con una tacchettata sul polpaccio di Pedro costringe l’attaccante del Barcellona a uscire dal campo al 71’. Al suo posto entra Afellay.


E il calcio? È finito in soffitta. Villa si inventa un gran tiro al 71’ e il Barcellona tiene il pallino del gioco. Ma andare oltre è difficile per tutti. Ma non per Xavi, che al 76’ orchestra una manovra da equilibrista sui cocci di vetro dell’area madridista. Apre per Afellay, che si beve Marcelo e mette in mezzo. Lì arriva Messi, che sguscia tra Albiol e Messi insaccando il gol che ammutolisce la bolgia del Bernabeu. È vantaggio blaugrana, quello decisivo. Perché Mourinho si intimorisce e non rischia ulteriormente evitando di inserire Kakà e Benzema. E il Barcellona continua a martellare alla ricerca del 2-0. Che all’87’ arriva puntuale, con il solito Messi, che va in serpentina e stende Casillas per la seconda volta. Finisce così per i blaugrana, che tornano al Camp Nou con un successo pesantissimo capace di cambiare la storia dei quattro “Clasicos” in 18 giorni. Adesso Mourinho e i suoi angeli dalla faccia sporca dovranno andare in Catalogna per vincere. Martedì prossimo, almeno, giocheranno a calcio?


E’ un verdetto pesante, quello del Bernabeu. Parziale, certo. Ma comunque pare un vero e proprio macigno sulla doppia sfida di Champions. Adesso Mourinho dovrà andare a Barcellona e vincere segnando almeno tre gol per passare il turno. Un’impresa ai limiti della follia per una squadra come il Real Madrid, che ha tirato in porta due volte in tutti i 90’ dell’andata e sarà priva dei “duri” Ramos e Pepe. L’impressione è che il vincitore sia già. Per dirla alla Guardiola, lo Special One è stato il re fuori dal campo. Ma lì dentro hanno vinto in due: Pep (per dirla alla Mourinho) e l’allievo Messi. La coppia che rappresenta al meglio l’ideale blaugrana: giocare a calcio prima di tutto. Adesso arriveranno altre polemiche, lamentele arbitrali e voci su un possibile addio di Mourinho. Ma questo risultato resta. E chissà che non sia più pesante della celebre “manita”.