Libia, Gheddafi: «Contro l’Italia guerra aperta»

ROMA – Tra noi e l’Italia ora ”è guerra aperta”: l’Italia ”ha ucciso i nostri figli nel 1911, all’epoca della colonizzazione, e ora lo fa di nuovo nel 2011”. E’ uno dei passaggi del discorso di stamani del leader libico Muammar Gheddafi alla tv di Stato nel quale ha denunciato la decisione del governo Berlusconi di dare il via libera ai raid italiani sulla Libia.


– Mi sono rattristato quando ho sentito oggi i figli del popolo libico nei loro discorsi minacciare di trasferire la guerra in Italia – ha detto il raís per poi minacciare:


– Hanno detto che orami è una guerra tra noi e l’Italia perchè l’Italia ammazza i nostri figli adesso nel 2011 come ha fatto nel 1911. Quindi i libici hanno ragione in quel che dicono e io non posso porre un veto sulle decisione dei libici che vogliono difendere la loro vita e la loro terra e trasferire la battaglia nei territori nemici.


Muammar Gheddafi ha scelto una data speciale per fare il suo discorso in tv: oggi si celebra infatti in Libia il 96/o anniversario della battaglia di Gardabiya, che vide di fronte i soldati libici e quelli italiani. Sul posto, a sud di Sirte, città natale di Gheddafi, sorge un mausoleo, una costruzione circolare nel deserto. Nell’aprile del 1915 l’avanzata dei soldati italiani patì una battuta d’arresto che li costrinse a lasciare Sirte e a ritirarsi su Misurata. Furono centinaia i militari italiani che persero la vita nel corso di quelle settimane.


– Il mio amico Silvio Berlusconi – ha anche affermato il dittatore libico – ha commesso un crimine autorizzando i bombardamenti italiani sulla Libia. Avete commesso un crimine – ha minacciato -, l’ha commesso il mio amico Berlusconi, l’ha commesso il Parlamento italiano. Ma ci rendiamo conto che non esiste un Parlamento in Italia, né tanto meno la democrazia. Solo l’amico popolo italiano vuole la pace.


Nel corso del suo discorso, Muammar Gheddafi ha lanciato un nuovo guanto di sfida alla comunità internazionale, ‘aprendo’ la porta al negoziato e smussando i toni della propaganda contro i ribelli di Bengasi.


– La porta della pace è aperta, i libici non possono combattersi l’un l’altro – ha detto tra l’altro il rais in un discorso trasmesso in diretta dalla Tv di Stato – La Libia è pronta già da ora ad un cessate il fuoco, ma che non sia unilaterale.


Rivolgendosi all’Alleanza atlantica ha afdfermato:


– Siamo stati i primi ad accogliere un cessate il fuoco, ma l’attacco dei crociati Nato non si è fermato. Noi non li abbiamo attaccati nè abbiamo oltrepassato i loro confini: perchè allora ci stanno attaccando? Paesi che ci attaccate, fateci negoziare con voi. Il cancello della pace è aperto.


Il raís, che ha negato attacchi contro la popolazione civile, ha sostenuto che se non ci sarà la pace, ”il popolo libico non si arrenderà: liberta o morte”.


– Nessuna resa, nessuna paura, nessuna partenza – ha avvertito il rais ribadendo la propria intenzione di non lasciare il Paese:


– Nessuno può obbligarmi a farlo o dirmi che non devo combattere per la Libia.


Rivolto ai ribelli poi, settimane fa definiti ”ratti”, il colonnello ha sottolineato che ”non possiamo combatterci l’un l’altro, siamo una sola famiglia”, ribadendo che le forze di Tripoli stanno dando battaglia ai ”terroristi arrivati da Algeria, Tunisia, Egitto e Afghanistan”.


Mentre il rais parlava, ha successivamente annunciato la Tv di Stato libica, un edificio adiacente ”è stato bombardato dalla Nato”, un segno che l’emittente ha interpretato come un tentativo di eliminare ”il leader della rivoluzione”.


”Servono fatti, non parole”: così la Nato risponde alla richiesta di Muammar Gheddafi di avviare negoziati per porre fine ai raid aerei dell’Alleanza. Le operazioni della Nato ”proseguiranno – ha dichiarato un alto funzionario dell’Alleanza – fino a quando gli attacchi e le minacce contro i civili non finiranno”.


Il governo di Muammar Gheddafi ha annunciato ieri sera di aver ripreso il controllo del porto di Misurata, minacciando di attaccare qualunque nave cerchi di forzare il blocco, e ha offerto agli insorti che da due mesi combattono nella città un’amnistia se deporranno le armi ”entro il 3 maggio”.


Il figlio del colonnello, Seif al Islam, ha intanto ribadito:


– Non ci arrenderemo mai, che la Nato ci bombardi 40 giorni o 40 anni.


Le ultime mosse del regime – che ha anche affermato di aver inviato ”delegazioni di pace” in Europa, Asia e America Latina – sono giunte a conclusione di una giornata di grande tensione fra Libia e Tunisia, per lo sconfinamento di alcune decine di soldati di Gheddafi che tentavano di riconquistare il posto di frontiera di Dehiba-Wazin, controllato dagli insorti libici. I lealisti sono stati affrontati dalle forze di sicurezza tunisine che, al termine di un conflitto a fuoco, li hanno fermati, disarmati e rimpatriati dopo alcune ore di interrogatorio.


Secondo alcuni testimoni sul posto, negli scontri è stata colpita a morte una donna tunisina. Secondo l’agenzia Reuters le forze lealiste si sono scusate per lo sconfinamento ma le autorità tunisine hanno messo in guardia sul rischio ”di una pericolosa escalation militare”.


”Colpi sparati in un’area densamente popolata in territorio tunisino sono una violazione dell’integrità territoriale e una violazione della sicurezza dei residenti della regione”, ha scritto in una nota il ministero degli Esteri tunisino, che ha anche convocato l’ambasciatore libico a Tunisi. In serata il portavoce del governo, Mussa Ibrahim, ha addossato ai ribelli la ‘colpa’ della violazione del confine, affermando di ”rispettare” la Tunisia e di aver avviato un coordinamento con Tunisi per evitare un ”disastro” alla frontiera.


Le forze di Gheddafi si sono accanite nuovamente ieri contro Misurata: i tank del Colonnello hanno attaccato la città sotto assedio da molte settimane su tre fronti. Le zone controllate dai ribelli sono state bersagliate da razzi e colpi di mortaio, mentre esplosioni si sono udite nella zona dell’aeroporto. Fonti ospedaliere parlano di almeno due morti e 16 feriti. La Nato ha denunciato che le truppe di Gheddafi stanno usando bombe a grappolo ”vietate” contro la popolazione civile.


– Bombardare indiscriminatamente le città e i loro abitanti innocenti è illegale e moralmente sbagliato. Noi continueremo a colpire i responsabili di questi attacchi – ha detto il generale di brigata britannico Rob Weighill, sottocapo di Stato maggiore delle operazioni Nato ‘Unified protector’ in Libia. Weighill ha anche rivelato che unità navali della Nato hanno intercettato alcune imbarcazioni di Gheddafi che tentavano di minare il porto di Misurata, controllato dai ribelli.


– Le nostre navi hanno intercettato piccole imbarcazioni che piazzavano mine e noi ci siamo sbarazzati dei congegni. Questo gesto è il segnale – secondo Weighill – che Gheddafi non intende rispettare le leggi internazionali e i diritti civili e vuole impedire l’arrivo nel porto di navi con aiuti umanitari.


I miliziani del Colonnello combattono anche su altri fronti. Dopo aver annunciato la riconquista di Kufra, città nel sudest controllata da una tribù non araba storicamente avversa al Rais, i lealisti hanno lanciato un’offensiva contro gli insorti a Zenten, 160 km a sudest di Tripoli. In soccorso dei ribelli sono intervenuti i caccia della Nato che, ha detto un portavoce degli insorti, ”hanno lanciato cinque missili contro le forze di Gheddafi, che accerchiano la città”.


Dagli Stati Uniti rimbalza intanto la notizia che Gheddafi ha fatto distribuire ad alcuni reparti pillole di Viagra per commettere stupri sistematici, anche su minori, e terrorizzare così la popolazione civile. La questione è stata sollevata all’Onu dall’ambasciatore Usa, Susan Rice.