Lo scrittore Ernesto Sabato, morto oggi, voleva visitare la terra del padre

BUENOS AIRES – Ernesto Sabato, scrittore d’origine calabrese, suo padre Francesco era di Fuscaldo e sua madre Giovanna Maria Ferrari era di San Martino di Finita, “costituiva per il nostro Mezzogiorno, colpito anni addietro da una potente emigrazione, un prezioso riferimento culturale”. Lo sostiene Luigi Fedele, capogruppo del Pdl che, nel 2002, quando era Presidente del Consiglio regionale della Calabria, andò a trovare l’artista italo-argentino nella sua casa di Santos Lugares, alla periferia ovest di Buenos Aires, come riportato da Mediterraneo.it. “Lui voleva sapere tutto della Calabria e ricordo che prima di lasciarci, quasi con le lacrime agli occhi, mi disse: Prima di morire tornerò nella terra di mio padre. Quando rientrai in Calabria, feci di tutto per rendere possibile una sua visita, anche l’Università della Calabria lavorò per questo scopo comune, avrebbe voluto fargli fare una lectio magistralis, ma poi, purtroppo, le sue condizioni di salute non lo consentirono”.


Sabato è morto oggi nella sua casa di Santos Lugares, nella provincia di Buneos Aires. A darne notizia è stata la moglie. Avrebbe compiuto 100 anni tra due mesi; era nato a Rojas il 24 giugno del 1911. “Quindici giorni fa si era ammalato di bronchite e alla sua età è una cosa terribile”, ha spiegato la vedova Elvira Gonzalez Fraga. Già nel 1983 Sabato aveva immaginato pubblicamente il suo epitaffio: “Sono un semplice scrittore che ha vissuto tormentato per i problemi del suo tempo, in particolare per quelli della sua nazione. Non ho un altro titolo”.


Si chiamava Ernesto, in onore del piccolo fratellino morto, e di un altro Ernesto, il Che (Guevara), fu a lungo politicamente innamorato. Prima di dedicarsi alla letteratura, Sabato si era laureato in fisica e aveva anche lavorato al laboratorio Curie di Parigi tra il 1938 e il 1939. Il suo primo testo fu una raccolta di saggi, nel 1945, dal titolo ‘Uno e l’universo’. Poi abbandonò la scienza per la letteratura. L’esordio fu nel 1948 con ‘Il tunnel’. Seguirono ‘Sopra eroi e tombe’ nel 1961, che lo rese famoso in tutto il mondo, e ‘L’angelo dell’inferno’ nel 1973.


Proprio per oggi, la Fiera del Libro di Buenos Aires aveva già programmato un omaggio a colui che era considerato il più grande scrittore argentino. Insignito nel 1984 del premio Cervantes, era stato candidato nel 2007 al Nobel per la letteratura. Di simpatie socialiste, si è impegnato a lungo nella difesa dei diritti umani. Nel 1984 fu presidente della Commissione nazionale sui desaparecidos sotto la dittura militare del 1976-1983, che produsse il Rapporto Sabato noto anche me ‘Nunca mas’, ‘Mai piu’. Il documento gli valse numerose critiche anche dagli oppositori del regime perché racconto di un’Argentina in preda negli anni Settanta “a un terrore che proveniva tanto da destra quanto da sinistra”.


Critiche, ma per la sua arte, gli erano arrivate anche dal padre nobile della letteratura argentina, Jorge Luis Borges. “Ha scritto poco, ma quel poco è così volgare che ci pare un’opera monumentale”, disse di lui.
Sabato era un artista poliedrico. Si era cimentato anche nella pittura e nel 1989 espose una decina di sue opere al Centre Pompidou di Parigi. “Mi ha salvato l’arte e per questo la mia arte è tragica”, spiegò nel 1992 intervistato da Newsweek; in quell’occasione rivelò di avere tentato due volte il suicidio. E nella sua lunga vita Sabato ha vissuto molti momenti tragici. Nel 1995 il suo primogenito Jorge morì in un incidente automobilistico e tre anni dopo perse la prima moglie Matilde.