Draghi: «Rischi sulla ripresa»

BRUXELLES – La crisi non è ancora finita. Lo ribadisce in maniera esplicita il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Lo conferma di fatto il suo probabile successore, Mario Draghi: la crescita economica c’è, ma ci sono ‘’rischi che ci accompagneranno probabilmente ancora per un po’ di tempo’’. Il governatore di Bankitalia e presidente del Financial stability board (Fsb) – intervenuto a Bruxelles nell’ambito di un convegno organizzato dalla Commissione Ue per fare il punto sulla riforma finanziaria – elenca questi rischi: da una ripresa ancora diseguale a politiche economiche divergenti; dall’aumento dei debiti sovrani a quello dei prezzi; dagli ampi squilibri tra le bilance dei pagamenti alle pressioni sui tassi di cambio.


E’ soprattutto il livello dei debiti pubblici a preoccupare, perchè il fenomeno si intreccia strettamente con quello della persistente debolezza delle banche. Per questo – sottolinea Draghi – resta fondamentale l’attuazione rigorosa dei programmi di risanamento. Ma la strada per aggredire i rischi ed evitare nuove crisi passa anche per un rafforzamento della ‘’cooperazione globale’’ tra l’Europa e tutti gli altri partner del G20, a partire dagli Usa. Insomma, per Draghi non si può andare in ordine sparso nell’attuare le nuove regole.


– Sono stati fatti grandi progressi – ribadisce Draghi – e oggi l’industria finanziaria è completamente diversa da quello che era quattro anni fa. Ma ci sono ancora delle resistenze che vanno superate. Perchè fatte le nuove regole comuni e individuati i nuovi standard minimi, è venuto il momento di cambiare le leggi nei singoli Paesi. Si tratta di un passaggio molto delicato e fondamentale, in cui – spiega il banchiere centrale -è essenziale e decisivo assicurare coerenza a livello internazionale, eliminando quelle discrepanze che potrebbero rovinare gli sforzi fin qui compiuti.


Discrepanze tra giurisdizione e giurisdizione che ancora oggi caratterizzano le riforme in alcuni settori: da quello dei derivati finanziari a quello degli hedge fund, a quello delle cosiddette ‘shadow banking’.


– Serve la disponibilità dei governi ad agire in maniera coordinata e ad adeguare la propria legislazione a quella degli altri’ – non si stanca di dire Draghi -. Da questo dipenderà la capacità del sistema finanziario europeo e internazionale di reagire ai prossimi eventuali shock.