La Nato avverte: «Non si può fissare la fine dei raid»

ROMA – La Nato non può e non vuole fissare un termine alla durata della missione militare in Libia. Nel giorno in cui in Italia la maggioranza riesce faticosamente a trovare un accordo su una mozione unitaria centrata proprio sull’indicazione di tempi certi per mettere fine ai raid in Libia e far rientrare così i mal di pancia della Lega, è il vice ammiraglio Rinaldo Veri, responsabile delle attività marittime di ‘Unified Protector’, a chiarire che in quella direzione proprio non si può andare.


– La missione durerà il tempo che sarà necessario – ha avvertito l’ufficiale a Bruxelles rispondendo a chi gli chiedeva una previsione sui tempi dell’operazione -. Stiamo procedendo in modo lento ma progressivo. E’ un lavoro che richiede pazienza e determinazione e durerà – ha sottolineato – il tempo che sarà necessario farlo durare.


Poche ore dopo le parole di Verri, il ministro degli Esteri Franco Frattini si limiterà a ribadire la linea approvata dal vertice di maggioranza e contenuta nella mozione unitaria: l’Italia ‘’cercherà con le organizzazioni internazionali, come la Nato, e con gli alleati, di fissare un termine’’ alle operazioni.


‘’Tutte le missioni hanno un termine – riferiscono all’Ansa autorevoli fonti diplomatiche italiane – e anche la sostenibilità dell’intervento in Libia sarà a tempo debito discusso con gli alleati. Ma è ovvio – sottolineano le stesse fonti – che gli obiettivi vengono prima’’, e sono quelli concordati dalla ministeriale di Berlino del 14 aprile e ripetuti anche ieri da Veri: la fine di tutti gli attacchi alla popolazione civile; il ritiro delle forze di Gheddafi e dei mercenari; il libero accesso degli aiuti umanitari. Sono obiettivi che non possono essere ‘contingentati’ nei tempi: fissare scadenze unilateralmente sarebbe solo un’operazione artificiale.


‘’E’ chiaro però – si ragiona in ambienti diplomatici – che prima gli obiettivi saranno raggiunti e prima la missione potrà terminare. Perciò c’è urgenza di implementare la pressione militare contro il regime di Gheddafi’’.


Di ‘tempi’ non si dovrebbe parlare comunque al Gruppo di contatto sulla Libia convocato per domani alla Farnesina, dove piuttosto si cercherà di accelerare una soluzione politica alla crisi gestita dall’Onu e di venire incontro alle richieste degli insorti, che oggi hanno quantificato in tre miliardi di dollari i fondi necessari per evitare la bancarotta in Cirenaica.


– C’è molto più di un piano per mettere fine alla crisi – ha garantito Frattini alla vigilia della riunione di Roma alla quale parteciperà anche il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, che nel pomeriggio incontrerà anche Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.


La resistenza di Gheddafi a Tripoli appare tuttavia al momento un ostacolo insuperabile per qualsiasi tipo di soluzione politica. Oggi, dopo la morte del più piccolo dei figli di Gheddafi Saif al-Aarab e di tre nipotini durante un raid Nato a Tripoli, in molti (Sarkozy in testa) si sono affrettati a spiegare che l’obiettivo della missione non è uccidere il colonnello. Sarebbe d’altra parte gravissimo, avrebbe osservato Berlusconi ieri mattina durante il vertice di maggioranza, se hanno volutamente assassinato il figlio del rais, perche’ l’omicidio di Gheddafi o dei suoi parenti, avrebbe insistito il premier, non rientra fra gli obiettivi della missione alleata. Ma un ragionamento del genere presuppone che il sospetto sulle reali intenzioni di francesi, inglesi e americani – stanchi dell’impasse – sia iniziato a circolare.