Torna l’asse Bossi-Berlusconi Pd-Terzo polo: voto incrociato

ROMA – Umberto Bossi e Silvio Berlusconi trovano un’intesa sul testo della mozione sulla Libia, ma il leader della Lega – almeno per ora – continua a negare al presidente del Consiglio l’atteso incontro pacificatore. La maggioranza, insomma, trova una ‘quadra’ su un testo che prevede di ‘’fissare, in accordo con le organizzazioni internazionali e i Paesi alleati, un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate’’ sul terreno. E poco importa se dalla Nato, prontamente, fanno sapere che mettere una ‘deadline’ è semplicemente ‘’impossibile’’, visto che nessuno, almeno nella maggioranza, crede che ciò sia davvero possibile.


La mozione, smussata nel vertice di maggioranza presieduto da Berlusconi a palazzo Chigi, è stata limata, ma mantiene i principi fissati dal Carroccio. Precisa solamente il punto relativo alla data (da stabilirsi con gli alleati appunto) e, nel ribadire il divieto di missioni a terra, introduce la postilla sulla rimodulazione delle missioni all’estero, come Afghanistan e Libano, per impedire alla missione libica di pesare sui conti di Giulio Tremonti, con conseguente aumento della pressione tributaria (anche se dalla Difesa ripetono che il costo dei raid non incide sul bilancio. A dare l’annuncio dell’intesa e stato, ovviamente, il Carroccio:
– Abbiamo trovato un accordo nella maggioranza – ha annunciato Marco Reguzzoni, capogruppo leghista alla Camera, sottolineando la soddisfazione di via Bellerio.
– La maggioranza ha ritrovato una piena intesa anche sulla politica estera – gli fa eco un soddisfatto Fabrizio Cicchitto (Pdl).


Il voto ci sarà oggi a Montecitorio, con diretta televisiva. E nella maggioranza tutti sono convinti che non ci saranno intoppi. Anche se ciò non significa tutti i nodi fra Berlusconi e Bossi siano sciolti. Qualcuno sostiene che il Carroccio ha alzato il prezzo e che oltre a due sottosegretari, il Senatur sia intenzionato a chiedere la candidatura di Salvini a vicesindaco di Milano. Resta inoltre aperto il ‘nodo Parmalat’ con la Lega schierata a fianco di Giulio Tremonti nel criticare la decisione del premier di ‘autorizzare’ l’Opa dei francesi di Lactalis.
Il Cavaliere, durante il vertice, ha giocato di fioretto. Prima ha definito ‘’gravissima’’ l’ipotesi che gli alleati abbiano volutamente ucciso il figlio di Gheddafi, poi ha giustificato i raid italiani con la necessità di rispettare gli impegni con gli alleati, pur sapendo che la maggioranza degli italiani (72%) è contrario all’intervento armato. Motivo in più, sottolineano i fedelissimi, per sospettare che dietro le mosse leghiste vi siano ragioni elettorali più che il risentimento verso il mancato preavviso del Cavaliere.


Le opposizioni attaccano a testa bassa l’intesa nella maggioranza.
– Il pasticcio è troppo, è umiliante – liquida la faccenda il leader del Pd Pier Luigi Bersani