Napolitano offre il concerto Benedetto XVI parla da musicologo

CITTA’ DEL VATICANO – E il papa diventò musicologo. Che Benedetto XVI sia un’amante della musica classica, è risaputo. E pure che abbia un pianoforte nel suo appartamento e si diletti a suonarlo. Ma ieri sera, al termine del concerto che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha offerto in suo onore per il sesto anniversario di Pontificato, il Pontefice ha fatto un intervento da fine intenditore.


Il concerto è stato preceduto da incontro a due tra il Papa e il Capo dello Stato: una conversazione durata una ventina di minuti, alla quale si è aggiunto alla fine, per un saluto, anche il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. La recente beatificazione di Wojtyla, i 150 anni dell’Unità d’Italia, ma soprattutto la situazione internazionale e nel Nord Africa, i temi di confronto nel faccia-a-faccia, con un particolare approfondimento sul quando in Libia e sulla necessità di proteggere i cristiani nelle aree in cui sono oggetto di discriminazioni e violenze. Questi stessi temi, del resto, sono stati toccati da Napolitano nel suo discorso d’apertura di fronte al pubblico, poco prima che la musica avesse inizio. E al termine il Papa ha fatto un vero e proprio commento delle composizioni musicali.


– Carlo Goldoni, grande esponente del teatro veneziano – ha detto, soffermandosi su Vivaldi – nel suo primo incontro con Vivaldi notava: ‘Lo trovai circondato di musica e con il Breviario in mano’. Vivaldi era sacerdote e la sua musica nasce dalla sua fede’’. Una ‘’anomalia’’ della sua produzione vocale, e’ ‘’l’assenza dei solisti, c’e’ solo il coro. In questo modo, Vivaldi vuole esprimere il ‘noi’ della fede’’. Poi lo ‘’Stabat Mater’’ di Rossini, ‘’una grande meditazione sul mistero della morte di Gesu’ – ha osservato il Papa – e sul dolore profondo di Maria. Quella di Rossini è una religiosità che esprime una ricca gamma di sentimenti di fronte ai misteri di Cristo, con una forte tensione emotiva.