Rimpasto, Napolitano «Verifica alle Camere sul Governo»

ROMA – E’ braccio di ferro fra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi: il presidente della Repubblica chiede una verifica parlamentare dopo l’ingresso di nove sottosegretari provenienti da nuovi gruppi parlamentari; il capo del governo, tramite una nota dei capigruppo Pdl, replica che l’esecutivo ha già ottenuto diversi voti di fiducia e che la rimodulazione della squadra è avvenuta nel pieno rispetto delle prerogative di Camere e capo dello Stato. Posizioni diametralmente opposte che rivelano come la temperatura con il Quirinale sia tornata alta anche se in ambienti di governo si spiega che non c’è nessuna intenzione di alimentare contrapposizioni ma solo di chiarire lo stato dell’arte e un punto fermo: l’Esecutivo, con l’attuale maggioranza, ha già passato una verifica parlamentare con la fiducia del 14 dicembre e con successive fiducie che non lasciano ombra di dubbio sulla pienezza delle funzioni dell’attuale squadra.


Il monito del Colle arriva nel tardo pomeriggio. In una nota, il Quirinale dapprima informa che il presidente della Repubblica ”ha proceduto alla firma dei decreti di nomina” dei nuovi esponenti dell’Esecutivo, sottolineando però che la ”scelta rientra nella esclusiva responsabilità del Presidente del Consiglio”. Un modo per prendere le distanze dalle nomine del premier. Il Capo dello Stato, prosegue la nota, ”ha in pari tempo rilevato che sono entrati a far parte del Governo esponenti di Gruppi parlamentari diversi rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche”. Per questo, conclude il Colle, ”spetta ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo”.


Una dichiarazione che, si osserva in ambienti parlamentari, sembra contenere la richiesta di un nuovo passaggio alle Camere per rinnovare la fiducia all’Esecutivo e ribadire che Napolitano non intende rinunciare alla sua prerogativa di garante del rapporto fra le due istituzioni. La replica di Berlusconi non si fa attendere attraverso i canali parlamentari:


”Numerosi voti di fiducia, a partire da quello della svolta del 14 dicembre, hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari”, scrivono i presidenti dei gruppi di Senato e Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, e i ‘vice’, Gaetano Quagliariello e Massimo Corsaro, in una nota diffusa appena un’ora dopo i rilievi del Colle. In cui si aggiunge che ”le nomine di governo sono giunte dopo queste diverse votazioni e nel pieno ed assoluto rispetto delle norme costituzionali e delle prerogative del Capo dello Stato”. Insomma, la risposta del Cavaliere al Colle è molto netta: un nuovo voto di fiducia non è assolutamente necessario.


La linea dettata dal premier, infatti, è perentoria: dobbiamo tenere il punto con la massima determinazione. Stavolta, spiega un fedelissimo che dice di aver parlato con un Berlusconi ”sorpreso” e ”furibondo”, ”non cediamo, al voto non ci andiamo”. Quella di Napolitano, aggiunge un altro dirigente del Pdl chiedendo l’anonimato, è una ”posizione politica” che peraltro ”va oltre le sue prerogative”. Di motivi di irritazione, nel Pdl, se ne raccolgono diversi: c’è chi sottolinea come solo tre fra i nove sottosegretari (Villari, Misiti e Cesario) siano stati eletti con l’opposizione. Altri ricordano che dopo il 14 dicembre c’era già stato l’ingresso di Saverio Romano, deputato dei Responsabili, nominato ministro dell’Agricoltura proprio da Napolitano lo scorso 23 marzo senza nulla eccepire. Infine chi, come Corsaro, sottolinea come a dover dirimere la vicenda, secondo il Colle, dovrebbe essere anche Gianfranco Fini, ”eletto nelle file della maggioranza e passato poi dall’altra parte”.


L’unico a reputare ”assolutamente corretto” il rilievo di Napolitano è Osvaldo Napoli, altro fedelissimo del premier. Ma lo fa per sottolineare come nelle sue parole vi sia la ”presa d’atto” che in questo Parlamento ”non dovrebbe esserci spazio per maggioranze diverse da quelle uscite dalle urne”. Ma se poi si dovesse insistere per un voto, aggiunge un alto dirigente Pdl, ”ben venga, ora arriviamo facilmente a quota 325”. Di numeri e complicate alchimie regolamentari Umberto Bossi sembra non occuparsi e liquida la vicenda osservando che ”il premier ha la competenza per nominare i sottosegretari e la legge dice che può farlo. Perchè, allora, si dovrebbe passare dal Parlamento?”.


Le opposizioni, invece, si schierano compatte con Napolitano, denunciando, come fa Italo Bocchino (Fli), il governo ”ribaltonista”, mentre Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, sottolinea come il Colle ”nella sua puntualita”’ abbia ”indicato una strada”.