9 maggio: domani al Quirinale celebrazione del giorno per vittime terrorismo

ROMA – “No alla violenza e alla rottura della legalita’ in qualsiasi forma: e’ un imperativo da non trascurare in nessun momento, in funzione della lotta che oggi si combatte, anche con importanti successi, soprattutto contro la criminalita’ organizzata, ma piu’ in generale in funzione di uno sviluppo economico, politico e civile degno delle tradizioni democratiche e del ruolo dell’Italia”. Lo ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel testo ‘Il nostro omaggio’ che apre il libro ‘Nel loro segno’ edito dal Csm in memoria dei magistrati uccisi dal terrorismo e dalle mafie e che verra’ presentato dal presidente della Corte di Cassazione, Ernesto Lupo, nel corso della celebrazione del 9 maggio al Quirinale.

Maria Fida Moro: mandanti omicidio guardino nella loro coscienza

”Parlare alle Brigate Rosse? No. Sarebbe come parlare a una pistola. Preferirei invece parlare ai mandanti della morte di mio padre: li invito a guardare nel profondo della loro coscienza”. Lo dice all’ADNKRONOS Maria Fida Moro, figlia dello statista democristiano ucciso dalle Br il 9 maggio 1978.

”Il modo migliore per ricordare Aldo Moro è fare silenzio o smettere di ricordarlo come un oggetto inanimato, dimenticato in un bagagliaio”, osserva Maria Fida Moro. ”A trentatré anni dall’omicidio di mio padre – spiega – provo uno spaventoso orrore: non ne posso più di sentire i discorsi sulla sua morte invece che quello che ha fatto in vita. Mio figlio Luca dice che Aldo Moro non è nato il 16 marzo per morire il 9 maggio: aveva vissuto 62 anni prima di quel giorno in cui si è spento il sole”.

Per il ‘Giorno della memoria’ delle vittime del terrorismo, Maria Fida Moro ha un messaggio: ”Parlare alle Brigate Rosse? No. Sarebbe come parlare a una pistola. Preferirei invece parlare ai mandanti della morte di mio padre: li invito a guardare nel profondo della loro coscienza. Non so chi siano e che volto abbiano. Loro però lo sanno”.

”Per noi tutti i giorni è il 9 maggio – rimarca Maria Fida Moro – c’è sempre qualcuno che ci ricorda questa morte e spesso lo fa con cattiveria. Invece il Giorno della memoria dovrebbe celebrare la vita, recuperare la storia delle persone e ciò in cui credevano. Soprattutto se la loro fine è stata causata direttamente dalle scelte che hanno fatto in vita”. ”Di papà – sottolinea ancora la figlia maggior dello statista Dc – manca la sua vera vita, ciò che lui sentiva e amava. Manca soprattutto il suo insegnamento fondamentale: la bontà”. ”A coloro che vogliono ricordarlo – conclude Maria Fida Moro – dico di agire come lui avrebbe voluto. In questi giorni ho riletto un suo articolo, un passaggio diceva: ‘Quando non si può fare niente e tutto è perduto, bisogna almeno cercare di capire’. E’ un insegnamento anche per l’oggi”.

Quindi un appello. ”Mio padre non voleva medaglie ma lo Stato gliela deve -dice Maria Fida Moro-. Lancio un appello a Napolitano, che ha tutta la mia stima e il mio affetto: se crede di potersi fare garante, si attivi per farci consegnare la medaglia che è stata dedicata ad Aldo Moro. Ci era stata promessa per il ‘Giorno della memoria’, ce la faccia avere almeno entro maggio: la devo a Luca, mio figlio”. ”Lunedì -spiega- per ragioni di salute non potrò essere al Quirinale per la cerimonia. Avevo capito che mi avrebbero fatto avere la medaglia per papà qui in Trentino, dove vivo con Luca. Ma ad oggi non so quando e dove ci verrà consegnata”.