L’Anm ricorda le toghe vittime

ROMA – Trenta minuti per ricordare quei morti ‘’con il codice in mano’’ – così li definisce il presidente dell’Anm, Luca Palamara- , uccisi in auto al semaforo, come Emilio Alessandrini; o nei corridoi dell’università, come Guido Galli, morto in un agguato alla Statale a Milano; da solo alla fermata dell’autobus, è il caso del giudice Mario Amato, ucciso dai Nar; o assieme alla scorta, come fu per il Pg di Genova Francesco Coco. Ai dieci magistrati vittime del terrorismo, delle Br, di Prima Linea e dei neofascisti è dedicato il documentario realizzato per l’Associazione Nazionale Magistrati da Giovanni Minoli proiettato nel giorno della ‘Memoria’ nella Casa del Cinema a Roma. In sala molti parenti, magistrati di vecchi corso come Giancarlo Caselli e Armando Spataro, il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, e la giunta dell’Anm, il segretario della Cgil, Susanna Camusso. Un ricordo che rimarrà permanente – ha annunciato l’Anm, che allestirà un museo per quei ‘’nostri eroi che hanno dato la vita per la magistratura’’.


– La protezione – ricorda Palamara, commentando il filmato – non c’era per tutti, ma hanno agito nel rispetto della legge e lontano dai riflettori, applicando imparzialmente la legge anche nei momenti di emergenza.
E’ una storia passata, ma anche una condizione che ricorre ancora: Spataro vede un ‘’filo rosso’’ che lega ieri a oggi.


– E’ ‘’la normalità del nostro lavoro – dice il magistrato – anche se capisco che in questo contesto fare il proprio dovere rischia di diventare addirittura un’accusa.


Il commento arriva dopo le dichiarazioni del premier.


– Un’associazione a delinquere? L’ha detto ancora -dice, ma poi aggiunge:
– Siamo tranquilli perchè le accuse ci scivolano addosso.


Palamara parla, invece, di una dichiarazione ‘’inaccettabile e grave’’. Più di un trentennio ci separa ormai dalle stragi degli anni di Piombo, la situazione non è in nessun modo paragonabile – è il giudizio – ma per Palamara occorre fare ‘’attenzione, c’è il rischio che la situazione sfugga di mano’’. E il rischio è dato dall’accostamento della magistratura alle br (‘’farneticazioni di un singolo’’), dal definire una parte delle toghe ‘’un cancro’’, come ha fatto il presidente Berlusconi, e dall’ipotizzare una commissione d’inchiesta per verificare se in seno alla magistratura ci sia un’associazione per delinquere.


– I gesti simbolici e il linguaggio sono fondamentali – riassume il segretario dell’ Anm, Giuseppe Cascini – oggi non corriamo i rischi che hanno corso i colleghi negli anni ‘70 – afferma – ma l’indignazione è giusta.