Libia, raid Nato sul bunker di Gheddafi

TRIPOLI – Aerei Nato hanno eseguito dei raid nella notte su Tripoli, colpendo Bab al-Aziziya, il compound all’interno del quale si trova una delle residenze del colonnello Muammar Gheddafi. Lo ha riferito l’emittente ‘al-Arabiya’, citando una fonte locale che ha riferito di forti esplosioni nella capitale.


“Non abbiamo nessuna prova su cosa Gheddafi stia facendo e non ci interessa realmente”, ha detto in un briefing da Napoli il generale Claudio Gabellini, coinvolto nella pianificazione delle operazioni Nato in Libia, rispondendo alla domanda se l’Alleanza sappia se il colonnello è vivo o morto.


“La Nato non colpisce individui – ha insistito il generale – ma centri di comando e controllo perché vogliamo che Gheddafi smetta di dare ordini di attaccare i civili. Non siamo interessati alla vita di Gheddafi”.
“Nell’ultima settimana – spiega – abbiamo ingaggiato vari sistemi lanciamissili, oltre a centri di comando e controllo, armamenti antiaerei, bunker militari, depositi di munizioni, carri armati e veicoli blindati. Le nostre azioni fanno sentire il loro effetto: stiamo riducendo la capacità di Gheddafi di dare ordini alle truppe in campo e far volare gli aerei del regime”.


“Il nostro mandato – ha aggiunto – è proteggere la popolazione civile, non colpire individui. Non abbiamo prove che nel bunker bombardato ci fosse l’Alta commissione dell’infanzia, come sostenuto da fonti ufficiali libiche”. Secondo quanto annunciato da fonti del governo libico, infatti nell’attacco sarebbe stata colpita anche la sede dell’Alta commissione per l’infanzia, situata nella capitale del Paese. Il raid avrebbe provocato il ferimento di 4 bambini, due dei quali in gravi condizioni, feriti da schegge di vetro.


Secondo la tv di Stato libica sarebbero stati colpiti anche edifici pubblici nel centro della città, tra cui il palazzo dell’Alta Corte, l’ufficio del procuratore generale e le sedi di alcune organizzazioni per la difesa dei diritti delle donne e dei bambini, già colpite lo scorso 30 aprile. L’emittente di Tripoli non parla di morti o feriti provocati dall’attacco. Stando a quanto riportato dalla tv del Qatar, il bombardamento è stato uno dei più pesanti delle ultime settimane.


Giallo sulla sorte del portavoce del regime libico, Moussa Ibrahim. Se i siti web dei ribelli ne abbiano annunciato la morte, i media internazionali continuano a pubblicare sue dichiarazioni da Tripoli.
Intanto un funzionario del regime di Tripoli rivela al giornale ‘al-Sharq al-Awsat’ che il colonnello ‘’ha armato i civili e formato un esercito con donne e bambini per respingere un eventuale attacco di terra delle truppe Nato”. E’ iniziato un ‘’reclutamento forzato in diverse zone di Tripoli per aumentare il numero di soldati – spiega – prevediamo che entro breve ci sarà un attacco Nato via terra”. Per questo il funzionario si dice “pronto a ogni evenienza”. A proposito dei raid, ha detto che “gli attacchi non riusciranno a costringere il regime alla resa. Prevediamo che alla fine saranno costretti a invaderci. Abbiamo informazioni quasi certe in merito”.


Il procuratore della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno-Ocampo, secondo quanto rivela una fonte diplomatica dell’Onu alla tv ‘al-Arabiya’, sta preparando l’atto di accusa per crimini contro l’umanità e crimini di guerra nei confronti di Gheddafi, del figlio Seif-al-islam e per il capo dei servizi segreti libici Abdullah al-Senoussi.