Libia: Frattini: «Gheddafi ferito? E’ possibile». Tripoli smentisce

ROMA – Si infittisce il ‘giallo’ sulla sorte del Rais. A poche ore dal nuovo messaggio audio di Gheddafi trasmesso ieri sera, si sono intensificate le voci sull’ipotesi che il Colonnello, ferito, fosse fuggito dalla sua città roccaforte verso un altra località del paese. Un’ipotesi che il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva detto di ritenere ”credibile”, citando quanto affermato da Monsignor Martinelli, il vescovo di Tripoli che aveva avanzato tale possibilità. Ma mentre lo stesso prelato – dai microfoni di Radio vaticana – ha spiegato di essere stato frainteso e di non aver mai detto che Gheddafi fosse ferito e gli Usa hanno detto di non aver elementi su tale ipotesi, una smentita è arrivata anche dal Regime: il Rais sta bene, è a Tripoli, ”non è assolutamente ferito”, ha il ”morale alto e continua a guidare il paese giorno per giorno”, fa sapere dai microfoni della Tv al Arabiya il portavoce del governo libico, Mussa Ibrahim. Come dimostrerebbero le parole dello stesso Colonnello, arrivate stasera, in un messaggio via radio nel quale dice di essere in un posto ”dove le bombe della Nato non possono raggiungerlo”. Ma senza farsi vedere.


– Non abbiamo nessun elemento sull’attuale sorte di Gheddafi – aveva ammesso nel pomeriggio da Borgo la Bagnaia nei dintorni di Siena dove ha partecipato ad un convegno sull’editoria, il ministro, sottolineando però di essere portato ”ad accreditare come credibile la frase del vescovo di Tripoli che ci ha detto che Gheddafi è molto probabilmente fuori dalla città e probabilmente anche ferito. Non sappiamo però dove”, ha proseguito il capo della diplomazia italiana che, sempre oggi, aveva precisato di ”protendere” per l’ipotesi di una fuga del Colonnello dalla sua città ma non dal paese. Parole arrivate poco prima che da Tripoli Monsignor Martinelli aveva negato di aver mai affermato che il Rais fosse in fuga o ferito e di essere stato frainteso dai media.


– La pressione internazionale ha verosimilmente provocato la decisione da parte di Gheddafi di mettersi al riparo in un luogo più sicuro h- a detto oggi il capo della diplomazia italiana, in una lunga intervista a Corriere.tv. Ma non solo. Sul suo regime, anche grazie alle crescenti pressioni dei raid internazionali, inizia ad aprirsi una ”breccia”. Con possibili ”interlocutori” che potrebbero essere accettati anche dal Cnt di Bengasi per la formazione di un nuovo governo di unità nazionale, ha spiegato il ministro in una lunga intervista a Corriere.Tv.


– Ci sono segnali di dissoluzione della apertura di una breccia – ha ribadito Frattini ricordando che si tratta di quello che ”speravamo”: che ”la situazione implodesse dall’interno del Regime”. A pochi giorni dall’attesa incriminazione, da parte della Corte Penale Internazionale – ”pensiamo arrivi entro 10 giorni”, ha detto il capo della diplomazia italiana – per il Rais e altri due suoi intimissimi, i ”margini di trattativa” sembrano comunque essere sempre più esigui: una volta arrivato l’ordine di arresto internazionale, infatti, tutti i paesi, anche quelli limitrofi alla Libia, sarebbero costretti a catturarlo. E non c’è neanche spazio per un ‘cessate il fuoco’ che rischierebbe di dividere in due il paese: un’ipotesi che – torna a ribadire Frattini – farebbe il gioco del governo di Tripoli.


Nel convegno in Toscana il ministro degli esteri sulla Libia ha anche dovuto ‘affrontare’ la contestazione di alcuni studenti, contrari alla partecipazione dell’Italia alla missione. Con un acceso scambio di battute che ha visto il capo della Farnesina rivendicare e difendere con tono ‘fermo’ la decisione italiana, ribattendo ai giovani che provocatoriamente gli chiedevano la compatibilità dell’intervento con l’art.11 della Costituzione. E con il ministro che ha apostrofato con un ”vergogna” una ragazza che aveva sostenuto di non aver interesse della morte di un militare ma di preoccuparsi per le sorti della popolazione.