Comunali, Bersani convinto della svolta

ROMA – Un appello ai moderati a sostenere la svolta, non una minacciosa spallata ma quel ”segnale chiaro” che può determinare l’inversione di tendenza della politica italiana, anche a livello nazionale. Il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, chiude la campagna elettorale nel Nord Italia, dove più forte è la scommessa che punta ad espugnare la maggioranza di governo in territori roccaforte del centrodestra. Il risultato si potrà dire raggiunto ”se vinciamo a Bologna e Torino al primo turno e andiamo al ballottaggio a Milano e Napoli”, scommette Bersani che guarda soprattutto a Milano, ”città simbolo” della possibile riscossa. E’ lì ”che è partita l’avventura di Berlusconi”, è lì che ”sono quindici anni che il centrosinistra non è nemmeno andato ai ballottaggi”. E lì, oggi, ”combattiamo. Per vincere”.


Che le amministrative possano portare al ”rafforzamento del radicamento del Pd e dell’opposizione” è anche la sfida che lancia Massimo D’Alema.


– La maggioranza sarà battuta anche al Nord. Di questo Berlusconi dovrebbe prendere atto. Intanto – aggiunge l’ex premier- devono farlo gli italiani.


E per farlo il Pd punta anche al voto dei moderati, enfatizzando le divisioni nella maggioranza.


– Ci sono elettori di centrodestra ammaccati, che vedono promesse non mantenute. A questi elettori – è l’appello di Bersani – bisogna dire che noi non minacciamo nessuno, perchè noi non colpiamo gli avversari con insulti, invettive e diffamazioni. Noi non siamo faziosi. E bisogna anche dire che da queste elezioni deve venire un segnale nazionale: non aspettiamo l’ora X, non vogliamo la spallata, ma vogliamo che da queste elezioni venga un segnale chiaro.


Il segretario del Pd attacca anche la Lega.


– I piedi in quattro scarpe non li può tenere – avverte ricordando che il Carroccio ”ha predicato le ronde e approvato i processi brevi – E sono in compagnia di gente che dice di fare gli abusi edilizi. Senza la Lega – continua- le leggi specialissime a favore della cricca e dei quattro ladroni di Roma non ci sarebbero state.


E’ una sfida elettorale, perìo, che il partito di opposizione gioca ad un tavolo in cui l’avversario ha calato sul piatto il poker d’assi del volto del premier, con la raffica di interviste, telefonate, interventi che ha moltiplicato a dismisura la presenza di Berlusconi sui media. E che rischia di non finire con il silenzio elettorale. I democrats temono ora i festeggiamenti, sabato, del Milan. E lunedì, ad urne aperte, la presenza del premier al processo Mills.


– Sarebbe gravissimo se Berlusconi apparisse sui media, se le tv violassero la legge. Se l’idea è quella di un ultimo spot elettorale se ne assumeranno la responsabilità – avverte il responsabile giustizia Andrea Orlando mentre il responsabile informazione Matteo Orfini, mette in guardia dal pericolo che ”anche i programmi sportivi possano essere invasi dalla presenza di chi, fingendo di parlare di calcio, farebbe invece illegalmente campagna elettorale”.


Anche per questo oggi il partito ha organizzato un sit-in di protesta davanti la sede dell’Agcom. Più volte il Pd e le altre forze dell’opposizione hanno presentato in queste settimane esposti all’Autorità per dimostrare la sproporzione di tempo, parola e notizia tra Berlusconi e gli altri leader.


– Quello a cui assistiamo è assolutamente scandaloso. Altro che par condicio – denuncia la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro. Anche perchè le stesse multe comminate per queste violazioni dall’Authority ”non bastano a sanare gli abusi” perchè, assicura Roberto Zaccaria, ex presidente Rai, ”chi ha più soldi, di fatto, ‘compra’ le regole”.