Tifosi dalle lacrime all’ira: “Restituiteci la Sampdoria”

GENOVA – Le lacrime cadute al Ferraris, il giorno dopo la retrocessione in B della Sampdoria, si sono trasformate in rabbia e ovviamente in analisi critica di una stagione nata per la Champions e finita nella suburra delle classifiche.


La Genova doriana ha negli occhi le lacrime di Palombo e si appresta a subire l’ondata di scherno dei ‘cugini’ genoani che per domenica prossima, ultima di campionato, stanno preparando il ‘funerale’ ai blucerchiati. Ma non sono solo i sampdoriani che soffrono per la retrocessione. Altri se ne dispiacciono, come Renzo Ulivieri oggi presidente dell’Aiac ma soprattutto l’allenatore che riportò in serie A la Sampdoria nel campionato 1981/1982.


“La retrocessione della Samp è un dispiacere enorme – ha detto all’Ansa Ulivieri – perché sono colori che non possono non amare tutti. Sono una squadra e una società simpatici e hanno una tifoseria eccezionale. Ma c’é un punto di partenza per tornare subito in A e questo punto di partenza sono le parole di Edoardo Garrone. Bisogna che la squadra riparta da lì. La B è un campionato difficile, ci vuole umiltà, perché le ‘piccole’ ti aspettano”.


Secondo Ulivieri il tecnico che verrà dovrà essere un “allenatore di gioco, deve pensare al gioco. Così dopo un anno di Purgatorio saprà tornare nella massima divisione”. Da una parte Ulivieri, dall’altra i tifosi della Sampdoria che ieri hanno dato vita ad uno spettacolo eccezionale al Ferraris. Luca era andato alla Madonna della Guardia, di nascosto, senza dire nulla agli altri della ‘Tito Cucchiaroni’, la frangia più dura della tifoseria doriana, perché rischiava di esser preso in giro. Per questo Luca, la sciarpa blucerchiata legata in vita e la data 1991 (anno dello scudetto) tatuata sul petto, ha chiesto di non pubblicare il suo cognome: “Ci sono andato sì alla Guardia, perché solo un miracolo ci poteva salvare. Ci sono andato con i fiori, ma non è bastato”. No, non è bastato, la Sampdoria dopo nove anni di serie A se ne torna in serie cadetta.


“Ero già rassegnato – ha detto un altro tifoso ‘storico’, Stefano Terrile -, aspettavo soltanto la retrocessione matematica. La Serie B aveva preso corpo già nei mesi scorsi perché se la samp voleva salvarsi doveva vincere col Brescia e pareggiare il derby. Ma i segnali c’erano tutti: il gol di Chevanton, quello allo scadere di Boselli. L’anno ha girato male e le poche carte che avevamo le abbiamo giocate malissimo”. “L’unica speranza – ha aggiunto Federico Bo – adesso è Edoardo Garrone. Le parole che ha detto alla fine della partita ce le siamo scolpite in testa. Dovrà davvero fare pulizia in casa e rimettere in piedi una squadra che è stata smontata solo in un reparto, l’attacco. Poi devono pensare a un allenatore che abbia le idee chiare: Di Carlo conosceva solo l’aggettivo ‘importante’ e il verbo ‘crescere’, Cavasin ha saputo dire solo ‘sono un fenomeno’ e s’é visto. Ci devono restituire la squadra grande com’era”.