Bologna resta al centrosinistra. Merola sindaco

BOLOGNA – Bologna resta nelle mani del centrosinistra: Virginio Merola è il nuovo sindaco. E’ stato uno spoglio lunghissimo, giocato sul filo di lana, ma alla fine, verso le 2:00, sono potuti saltare i tappi alle bottiglie: è stato scongiurato il ballottaggio che avrebbe allungato di altri 15 giorni la campagna elettorale. Merola alla fine ha prevalso con il 50,4%, il principale avversario, il candidato leghista Manes Bernardini, è sempre stato lontanissimo ed alla fine ha chiuso con il 30,3%. La sicurezza per Merola di aver superato il 50% è però arrivata solo aspettando le ultime schede che sono arrivate in fortissimo ritardo.


Il centrosinistra bolognese tira così un sospiro di sollievo, riprendendosi una città dall’alto valore simbolico, che per sedici mesi è stata guidata dal governo di un commissario, dopo le dimissioni di Flavio Delbono, coinvolto in uno scandalo che lo ha travolto dopo appena sei mesi di governo. Merola è arrivato solo alle 2:20 nel suo quartier generale, dove per tutto il pomeriggio si sono alternati sentimenti contrastanti: prima un certo scoramento quando i primi poll e le prime proiezioni lasciavano intendere la possibilità che Bologna fosse l’unica macchia nella giornata trionfale del centrosinistra. Quando sono poi cominciati ad arrivare i dati reali l’ottimismo è cresciuto, ma la prudenza è rimasta, ricordando anche l’esperienza di due anni fa, quando la vittoria al primo turno di Delbono sfumò proprio quando arrivarono i dati delle ultime sezioni scrutinate
Così Merola ha aspettato la pubblicazione dei dati definitivi prima di cantare vittoria.
– Abbiamo lottato fino alla fine – le sue prime parole – ma alla fine ce l’abbiamo fatta.


La coalizione di Pdl e Lega ha così fallito l’obiettivo che si era posto di portare al ballottaggio il candidato del centrosinistra. Il Carroccio, però, col traino del candidato sindaco, ha sfondato il muro del 10%, in una città dove nel recente passato ha faticato ad imporsi. La Lega aveva ottenuto, fra i mugugni del Pdl, il proprio candidato a Bologna, una città che, peraltro, è rimasta fuori dalla campagna elettorale di Silvio Berlusconi. Al di là dei due principali candidati, le Comunali di Bologna hanno fatto segnare l’exploit di Massimo Bugani, che insieme al suo Movimento 5 stelle ha sfiorato il 10% ed entra in consiglio comunale con una pattuglia di tre consiglieri, con i quali promette di dare battaglia.


Il grande sconfitto è sicuramente Stefano Aldrovandi, candidato civico appoggiato del terzo polo, che si è fermato ad uno striminzito 5%. Un risultato modesto, considerando anche che per la sua candidatura, venerdì, erano arrivati a Bologna, insieme, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. E che dovrebbe finire per tenere fuori dal Consiglio comunale sia l’Udc, sia Futuro e libertà.


Virginio Merola, così, ha coronato il sogno di una vita: quello di fare il sindaco di Bologna. Ci aveva già provato nel 2008, quando si candidò a sorpresa alle primarie da assessore alla casa della giunta Cofferati, contro Flavio Delbono, il candidato designato e appoggiato da tutti i vertici del partito. Finì terzo, sorpassato anche da Maurizio Cevenini, di cui ha preso il posto, a dicembre come ‘primarista’ designato dal partito, a causa dell’ischemia che ha causato il ritiro forzato del ‘Cev’ dalla competizione bolognese.


Alle primarie del 23 gennaio venne incoronato con il 58% contro la candidata di Sel Amelia Frascaroli e l’outsider Benedetto Zacchiroli. Cinquantacinque anni portati bene, sposato, Merola è campano di nascita, ma vive a Bologna da quando ne ha cinque. Laureato in filosofia, la passione politica gli è scoppiata dentro presto: è stato delegato Cgil nei trasporti, quindi per nove anni, dal 1995, è stato presidente del quartiere Savena. Dopo l’esperienza con Cofferati (in cui ha promosso, tra i primi in Italia, i laboratori di urbanistica partecipata) e la sconfitta del 2008, è diventato presidente del Consiglio provinciale. Anima controcorrente del partito, dopo il ritiro di Cevenini, per ottenere la nomination del Pd ha combattuto con l’ex segretario cittadino Andrea De Maria.


Ha sempre rivendicato di non essere stato raccomandato da nessuno, ma ”di aver conquistato il partito circolo dopo circolo”. Ha condotto una campagna elettorale sempre in bilico fra la tradizione del centrosinistra bolognese ed il rinnovamento, peraltro condita da qualche gaffe di troppo, soprattutto in tema di calcio (”spero che il Bologna torni in serie A”). Ha promesso di ”rompere con le corporazioni del passato” e di dare grande spazio ai giovani. Ha conquistato il consenso dei bolognesi con una campagna elettorale accattivante, giocata fra il web e i mercati rionali. Il suo modello di sindaco è Sergio Chiamparino.