Pirlo saluta il Milan, c’è la Juve dietro l’angolo

MILANO – Un anno fa in pochi avrebbero scommesso sul Milan vincente senza i servigi di Andrea Pirlo. Invece, Massimiliano Allegri è stato il primo allenatore nell’ultima decade rossonera in grado di fare a meno dei suoi assist, delle sue punizioni ad ascensore, vincendo lo scudetto proprio nella stagione in cui il bresciano ha passato più tempo in infermeria che in campo. Non è l’unico motivo, ma è contato parecchio nella scelta “consensuale” fra società e giocatore di non prolungare il contratto in scadenza a fine giugno.


Nelle ultime tre estati sono arrivate offerte tentatrici dalla Spagna e dall’Inghilterra, in particolare da Ancelotti che voleva portare Pirlo al Chelsea. Ora la prossima destinazione del regista è nota a tutti, la Juventus, anche se il diretto interessato negli ultimi mesi ha mantenuto sempre un baso profilo, mai una dichiarazione fuori posto, nemmeno dopo la stretta di mano con Adriano Galliani che ha sancito l’addio. Con il Milan “non si è mai parlato di offerte, non c’é stata alcun trattativa, era già deciso tutto”, ha spiegato Pirlo con il consueto tono di voce rauco: “Assieme abbiamo deciso che era meglio cambiare – ha raccontato -: ho salutato, sono stati dieci anni bellissimi, indimenticabili, ma è l’ora per una nuova avventura. La Juventus? Vedremo nei prossimi giorni”.


Un unico accenno suona come il sassolino levato dalla scarpa: “Sì, spero che il Milan mi rimpiangerà”. Negli ultimi anni lo ha rimpianto l’Inter, che lo ha bocciato prematuramente e poi lo ha vissuto come un incubo nei derby, osservandolo conquistare in rossonero due scudetti, altrettante Champions League e Supercoppe europee, una coppa e una Supercoppa Italia, un Mondiale per club. Al Brescia Pirlo ha studiato punizioni da Roberto Baggio, e la sua ‘velenosa’ ha fatto impazzire decine di portieri con le traiettorie ‘ad ascensore’. Riusciva a segnare anche contro una barriera di quaranta persone, in uno dei rari spot girati da questo giocatore che in pubblico sembra sempre imbronciato ma è considerato uno dei cabarettisti dello spogliatoio milanista.


In carriera ha collezionato tre sole espulsioni e copertine solo per le imprese in campo. Un talento puro, plasmato da Mazzone che per farlo convivere a Brescia con Baggio trequartista, lo ha usato da playmaker davanti alla difesa. In quel ruolo il centrocampista è stato decisivo nei successi del Milan di Carlo Ancelotti, e Marcello Lippi ha vinto un Mondiale anche grazie alla sua “leadership silenziosa”. Quella leadership di cui il Milan ha deciso di privarsi e su cui punterà la Juventus.