Vendola chiede le primarie. Bersani frena: «Prima l’Italia»

ROMA – Sembravano prossime a sparire dopo il caos di Napoli, finito tra accuse di brogli e ricorsi tra i candidati del Pd. Ed invece, dopo le amministrative, le primarie diventano nel centrosinistra un totem, la chiave per trovare i candidati migliori per tornare a vincere dove non si toccava palla da anni. Su questa scia Nichi Vendola torna a chiederle al più presto per la premiership, una sfida alla quale da tempo il leader di Sel è candidato.
– L’Italia viene prima dei Vendola e dei Bersani’ – rinvia a tempo opportuno l’altro candidato, il segretario Pd, che dal voto esce rafforzato, anche dentro il suo partito, nella corsa per Palazzo Chigi. La sensazione nel Pd è che a Milano si può davvero vincere sulla scia dei risultati del primo turno e sfruttando, come spiegano tra i democratici, ‘’l’effetto-stordimento che sembra aver colpito il centrodestra’’.


Per questo il diktat, dentro il Pd e tra gli alleati del centrosinistra, è evitare passi falsi negli ultimi 10 giorni di campagna elettorale, dare spazio a Pisapia e ai problemi della città e continuare ad evidenziare che gli estremisti sono nel centrodestra per attrarre i voti moderati dopo che il Terzo Polo ha deciso di restare neutrale. Più difficile impedire che i vari attori della rimonta alle amministrative rivendichino come proprio il successo. E così Nichi Vendola fa valere sul piatto dell’alleanza la primogenitura di candidati come Pisapia o Massimo Zedda a Cagliari. E Massimo D’Alema, come nei giorni scorsi Bersani, confuta l’immagine di un Pd ostaggio della sinistra radicale, ricordando il 28 per cento a Milano e l’affermazione come primo partito a Torino, Trieste e Cagliari.
– Pisapia ha svolto un’ottima campagna ma supera la Moratti anche perchè il Pd cresce fino a diventare quasi il primo partito a Milano.


Ma che l’aria sia cambiata anche nel centrosinistra, almeno fino all’esito delle amministrative, è dimostrato dal fatto che, dopo mesi di freddezza, il presidente del Copasir riconosce al governatore pugliese d’ ‘’aver ottenuto un buon risultato’’ e dà a Sel la patente di ‘’forza di governo’’. Un riconoscimento che Vendola ricambia ammettendo di ‘’aver condiviso con il Pd una battaglia importante’’.


Ma a questo punto per il governatore pugliese non c’è più tempo da perdere: il centrosinistra deve tirare le fila dell’alleanza scegliendo il leader con le primarie. Una tappa che però non è una priorità per il vertice Pd che ha sempre fissato nella crisi di governo il momento nel quale stringere sulle alleanze e sulla premiership. Per Bersani la tempistica non cambia anche se in questo momento, soprattutto dentro il Pd, è all’apice dell’autorevolezza con gli avversari interni pronti a riconoscergli i meriti o, almeno, a tenersi le critiche in attesa di vedere i ballottaggi.
– Le primarie le abbiamo inventate noi – spiega il segretario ai suoi rinviando il pressing di Vendola – sono nel nostro dna ma le faremo quando sarà il momento. Ora dobbiamo pensare all’Italia e non ai Bersani e ai Vendola, dobbiamo mettere il progetto prima delle persone.


E’ anche vero che, fino all’ultimo e prima di decidere il candidato premier, il segretario Pd non demorderà dall’idea di ‘’un’alleanza per la ricostruzione’’, che tenga insieme anche il Terzo Polo. Una speranza che non viene meno anche dopo il ‘’no, grazie’’ per i ballottaggi.
– Paradossalmente – spiega Enrico Letta – ora l’intesa con Casini è più fattibile: le elezioni hanno dimostrato che le prospettive di un centro solitario si sono ridimensionate rispetto alle aspettative.