Pdl, caos da Roma a Bolzano. Alemanno insorge

ROMA – La tregua elettorale è rotta, si rompono le righe dentro il Pdl. La battaglia della Lega per portare i ministeri a Milano, non mette a repentaglio solo i rapporti con l’alleato di governo, ma dà la stura anche alle tensioni mai sopite dentro il partito del premier. Avrebbero dovuto essere accantonate per tutto il tempo della campagna elettorale. E invece, complici anche i risultati del primo turno, con il trauma di Milano, riemergono anzitempo. Così, mentre la schiera di chi ha un piede fuori dalla porta del partito si ingrossa con Michaela Biancofiore, l’opposizione ha buon gioco ad incalzare. E attacca una maggioranza sempre più ‘’in confusione’’, ‘’impazzita’’, ‘’che non esiste più’’.

Il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, guida la rivolta pidiellina. E, con la governatrice del Lazio Renata Polverini (che al partito non si è mai iscritta), chiede un incontro ‘’urgente’’ a Silvio Berlusconi. Anche perchè, sostiene Alemanno, se Umberto Bossi tirasse dritto, rischierebbe di essere messo ‘’in discussione ogni equilibrio e ogni intesa’’. Un avvertimento rivolto al Senatur, ma che suona come un campanello d’allarme anche per il Cavaliere.

Il premier, dal canto suo, sembra cercare la via di una mediazione, affermando che a Milano ‘’arriveranno probabilmente dei dipartimenti’’, non gli interi ministeri. Ma intanto nel suo partito non si riescono più a mettere in sordina insofferenza e tensioni. Verso l’alleato, certo. Ma anche interne. Nel Lazio, per dire, da quando la Polverini è riuscita a portare in due città la sua lista Città Nuove al ballottaggio contro i candidati pidiellini, non si fa che litigare. Tant’è che ieri il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto è dovuto intervenire per dire basta, perchè ‘’di tutto c’è bisogno tranne che di polemiche nel centrodestra’’. E poi c’`pe il caso di Michaela Biancofiore, la co-coordinatrice del partito in Alto Adige, che dopo aver chiesto a Berlusconi un ‘’reset completo’’, annuncia:
– Con la mia corrente andiamo via.

Fedeli a Berlusconi, ma fuori dal Pdl. Per dire basta ‘’alla dittatura di Gasparri’’, ma anche al ‘’manipolo di notabili’’ che guida il partito. La risposta arriva dal coordinatore Sandro Bondi, che dopo aver lanciato un segno di amicizia a Gasparri e ai sempre più insofferenti ex aennini, ricorda che la ‘’scommessa’’ del Pdl ‘’non può essere immiserita da vuote polemiche’’.
– Stare con Berlusconi e il Pdl significa innanzitutto garantire continuità a governo e maggioranza -avverte Gaetano Quagliariello.

Ma gli appelli all’unità sembrano ormai reggere poco. Lo fa notare l’opposizione, che parte all’attacco per mettere a nudo le difficoltà del partito del premier e dell’intera coalizione.
-L’unica sorpresa di Milano è quanto sia profondo il dissidio all’interno del Pdl – dice Anna Finocchiaro (Pd), che fa notare quanto sia lungo l’elenco dei ‘’dissidenti’’ che ‘’non sono più disposti a morire per il premier, la Lega e la Moratti’’.

Mentre Pier Ferdinando Casini (Udc) sostiene che con le uscite della maggioranza l’Italia ‘’sta finendo nel ridicolo’’. Berlusconi lascerà un Paese ‘’più povero e diviso’’, secondo Massimo D’Alema. Del resto, afferma dall’Idv Silvana Mura, Berlusconi e la Lega versano in uno stato di ‘’disperazione e confusione’’. Sembrano Gollum del Signore degli Anelli, sostiene Nicola Zingaretti (Pd), ‘’attaccati al potere fino a diventarne pazzi’’.