Napolitano: «Meno partigianeria»

ROMA – Giorgio Napolitano non nasconde i difetti dell’Italia, li denuncia, ne parla, cita la celebre battuta di un diplomatico che diceva: ‘Capire la politica italiana è molto difficile, ma in Italia non ci si annoia mai’. Ci scherza su, ne ride, ma non accetta che si parli di certi difetti dell’Italia per luoghi comuni, senza verificare, esagerandoli o presentandoli come puramente italiani, come avviene in certe descrizioni stereotipate dei giornali stranieri.
– Certi vizi, dovreste saperlo, non sono solo italiani – ha fatto notare ieri il presidente della Repubblica incontrando a porte chiuse, al Quirinale, proprio i corrispondenti dell’Associazione Stampa Estera, guidati dal neo-presidente, il tedesco Tobias Piller -. Certamente in Italia – ha ammesso Napolitano – c’è troppa ‘partigianeria.


Ma accade anche in altri paesi, ad esempio negli Stati Uniti, dove è perfino nato un neologismo, ‘hyper-partisanship’, per descrivere il fenomeno che consiste, ha spiegato, in ‘’un eccesso di spirito di parte, di partito, di partigianeria’’, un eccesso nel quale i protagonisti della politica cadono ‘’molto spesso’’ anche nel nostro paese.
– Francamente – ha poi detto – penso proprio che non ci sia per i politici italiani motivo di ingelosirsi per l’indice dei consensi a me rivolti, perchè viaggiamo su pianeti diversi, non ci sono comparazioni possibili fra ciò che faccio io e ció che fanno loro. Io sono un politico ritiratosi da tempo da ogni posizione di parte, devo rappresentare l’unita’ nazionale, mettere sempre in evidenza quel che unisce rispetto a quel che divide invece loro devono competere per la conquista del consenso elettorale.


Cio’ detto, Napolitano ritiene che la competizione dovrebbe e potrebbe svolgersi con ben altro stile, senza eccessi guerreschi, con rispetto reciproco, restando dentro i confini del confronto propri di una democrazia matura, cioè convergendo nella ricerca di soluzioni ai problemi di tutti in nome dell’interesse pubblico, di quell’interesse generale del paese che ‘’non è un simulacro’’ (ha detto recentemente) ma un bene comune da preservare.