Corte dei Conti: la crisi costerà 160 mld di euro

ROMA – La crisi economica ci presenterà fino al 2013 un conto salato: 160 miliardi di Pil in meno. Ed ora oltretutto con le nuove regole Ue sul debito bisognerà mettere mano a interventi nell’ordine di 46 miliardi l’anno. Come per entrare nell’euro. E alcune anticipazioni confermano intanto l’intenzione del Governo di varare a metà giugno una manovra spalmata su più anni per raggiungere nel 2014 il pareggio di bilancio. Mentre sul 2011-2012 dovrebbero esserci solo lievi aggiustamenti e rifinanziamenti di spese. La Corte dei Conti ripercorre nel frattempo le scelte di politica economica già fatte (bene, ad esempio, il taglio della spesa pubblica che ha raggiunto risultati ‘’significativi’’) e traccia il cammino prossimo. Occasione è la presentazione del rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica presentato in Senato. Un rapporto che scherzosamente il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha definito una lettura ‘’non proprio da happy hours’’.


Per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito – spiega la magistratura contabile – occorrerà un intervento ‘’pari, oggi, a circa 46 miliardi’’. Si tratta di ‘’un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l’ingresso nella moneta unica’’. Il tutto in una situazione resa già difficile dalla crisi con ‘’l’eredità dei condizionamenti dovuti agli effetti permanenti causati dalla grande recessione nel 2008-2009’’.


La magistratura contabile, evidenzia come ‘’si sia verificata una perdita permanente di prodotto prevista crescere a 160 miliardi nel 2013’’. Per questo ‘’la fine della recessione economica non comporta il ritorno ad una gestione ordinaria del bilancio pubblico richiedendosi piuttosto sforzi anche maggiori di quelli accettati’’. Ed è evidente che con il ‘maxi-aggiustamento’ a cui il paese va incontro i margini di intervento sull’economia si assottigliano: ‘’gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l’aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via una azione di stimolo sull’economia’’.


La Corte evidenzia anche ‘’quanto impervio sia il percorso che la finanza pubblica italiana è chiamata a seguire nei prossimi anni per rispettare i vincoli europei e rendere possibile una crescita economica più sostenuta’’. Oltretutto gli ‘’spazi da recuperare a tassazione’’, (cioè anche con la lotta all’evasione che in Italia ha raggiunto un livello di punta nel panorama europeo, con l’eccezione di Grecia e Spagna) ‘’sono ancora ampi’’. Bene sul fronte del taglio alla spesa pubblica sia a livello centrale che regionale. Una ‘promozione’ accolta con favore dal ministro per la P.a. Renato Brunetta e dal ministro della Salute Ferruccio Fazio.
Tremonti: «Poca crescita, ma i conti sono a posto»


ROMA – La crescita in Italia sarà pure insufficiente ma senza la tenuta dei conti pubblici non ci sarebbe stata. Parola del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti che, durante la presentazione di un rapporto della Corte dei Conti ripercorre quanto fatto e indica cosa c’è ancora da fare per liberarsi dalla crisi. E questo anche perchè ‘’i fattori che l’hanno generata sono ancora tutti presenti’’. Secondo alcune voci il governo si appresta intanto a varare una manovra da circa 40 miliardi (spalmata su più anni) per raggiungere nel 2014 il pareggio di bilancio. Dal 2015 in poi si aggredirà il debito con aggiustamenti che, la Corte dei Conti, valuta in 46 miliardi l’anno.


La situazione del Paese, secondo Tremonti, a volte viene rappresentata in modo non corretto. Il riferimento è al rischio povertà lanciato dall’Istat. Secondo Tremonti la ricchezza negli ultimi 10 anni è addirittura aumentata. Ma il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, si difende.


– Purtroppo – spiega – alcuni giornali hanno confuso le cose.
Il ministro incassa intanto a stretto giro l’apprezzamento del leader leghista Umberto Bossi:
– In questo momento bisogna tenere i conti in ordine.


Mentre l’opposizione lo attacca: dove troverà i 46 miliardi di cui parla la Corte dei Conti per ridurre il debito? Parlando ancora della situazione del paese, condivisa dal presidente del Senato Renato Schifani (la crescita non può prescindere dal rigore), il ministro difende le scelte di politica economica del Governo e spiega che in questa fase ‘’forse la crescita non è sufficiente, ma senza la tenuta di bilancio non ci sarebbe stata neanche questa insufficiente crescita’’. E in ogni caso la formula che usa Tremonti è ‘’prima vivere e poi pensare a crescere’’. Questo in una situazione ‘ambientale’ a volte mal interpretata.
– Considero discutibile questa rappresentazione – dice Tremonti parlando dell’Istat. Poi il ministro chiede alla platea:
– Alzino la mano quanti di voi sono poveri.


Il ministro non nega che ci siano situazioni di difficoltà nel Paese ma complessivamente ‘’la ricchezza in Italia non è scesa in questo decennio’’.