Sbarca nell’Aula del Senato la riforma di Comites e Cgie

ROMA – Dopo numerosi rinvii, finalmente la riforma di Comites e Cgie è arrivata nell’Aula del Senato dove ieri pomeriggio è iniziato il dibattito generale alla presenza del sottosegretario agli esteri Alfredo Mantica. Dibattito che ha registrato una sostanziale identità di vedute sulla necessità di approvare subito il ddl, ad eccezione di Italia dei valori visto che il senatore Pedica ha ribadito quanto detto alla recente plenaria del Cgie a Torino sulla necessità di «azzerare tutto», appellandosi affinché «si faccia un passo indietro» e si riscriva la legge.


Relatore del testo, che infatti porta il suo nome, il senatore Oreste Tofani (Pdl) ha spiegato che «dopo lunga gestazione, durata tanti mesi, il ddl arriva in Aula: per questo mi auguro che possa essere licenziato».
– Ho chiesto il rinvio in Commissione per approfondire aspetti che avevano bisogno di più condivisione – ha detto -. Aspetti risolti per quanto possibile: ecco perché auspico che, di fronte all’accoglimento di molti emendamenti, possano essere meglio inquadrate le istanze e le aspettative di molti colleghi. Auspico serenità e speditezza per passare agli emendamenti e quindi agli articoli e procedere al dibattito per definire il ddl.
Eletto in Europa, Raffaele Fantetti (Pdl) ha definito il ddl un «provvedimento cardine per gli italiani all’estero, perché incide su due dei tre organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, cioè Comites e Cgie. L’Altra Italia è formata da 4milioni e mezzo di cittadini iscritti all’Aire» una «popolazione in continua crescita, soprattutto under40».


– Questo è un momento molto sentito per gli italiani all’estero – ha aggiunto Fantetti secondo cui la storia dell’emigrazione ha alcuni comuni denominatori: «il bisogno di partire da un lato e l’assenza di considerazione dello stato dall’altro, almeno fino alla creazione dei Comites e del Cgie».
Nel ddl vengono «introdotti alcuni opportuni aggiornamenti che sono da premessa al rinnovo Comites che auspichiamo senza indugi: ridotti di 1/3 nel numero, un premio di maggioranza, vengono aboliti i 29 consiglieri di nomina governativa Cgie, dove entrano i rappresentanti delle regioni». Per Fantetti «è un discrimine importante l’aver introdotto il criterio della selezione democratica», che «non è cosa da poco perché li legittima anche fuori dai confini dello Stato: i Comites sono accettati come interlocutori negli Stati terzi solo se degni e compatibili coi criteri democratici e giuridici dei paesi di residenza». Concludendo, Fantetti ha sostenuto che «i Comites non saranno mai un mero consesso consultivo del Mae; sono molto più importanti per fortuna. Per questo, invitiamo a considerare con favore e approvare oggi il ddl Tofani».
Auspicio ribadito anche dal senatore Claudio Micheloni (Pd):
– Questa riforma è complessa, molto più di quanto possa apparire. Basta pensare che sarà una legge che sarà applicata in tutto il mondo e che quindi dovrà rispondere alle esigenze delle comunità italiane in tutti i paesi del mondo. Comites e Cgie – ha aggiunto – hanno svolto un ruolo importante nel passato: oggi, visto che più della metà degli italiani all’estero è nata all’estero, dobbiamo cambiare il quadro e il tipo di rappresentanza da immaginare.


Ricordato che il sistema di rappresentanza italiano «sta facendo scuola» anche presso altri paesi, Micheloni ha ribadito l’importanza di entrambi gli organismi «veri interlocutori dei 18 eletti all’estero; strumenti indispensabili se vogliamo fare il nostro lavoro in collegi immensi». Comites e Cgie «sono il risultato di una elezione democratica e, quindi, chiamati a fare sintesi».


Ricordate le criticità sul Cgie soprattutto per l’eliminazione dei 29 consiglieri di nomina governativa, Micheloni ha detto che «questa componente storica ha svolto un ruolo importante, ma ora è da sostituire con gli assessori regionali all’emigrazione, per dare un tavolo istituzionale di un livello che la rappresentanza italiana all’estero non ha mai avuto; un tavolo che può interessare le nuove generazioni, che sono strumenti di politica estera e di promozione del nostro paese all’estero». Micheloni ha respinto le accuse delle associazioni che si vedono «allontanate».


– Io credo il contrario – ha ribadito -. Valorizzare i Comites porterà le associazioni esistenti all’estero a candidare i loro uomini e donne migliore proprio nei Comitati.
Auspicando l’approvazione della legge, Micheloni ha sostenuto che «la nostalgia non fa più parte della storia e della vita degli italiani all’estero».


Presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero, Giuseppe Firrarello (Pdl) ha definito il ddl «un compromesso possibile tra le forze politiche».


Critico sul testo Stefano Pedica (Idv) secondo cui «tutti i rinvii di questa riforma sono il sintomo della confusione, della titubanza e della mancanza di concertazione che caratterizzano l’approccio della maggioranza. Comites e Cgie rappresentano cultura e lingua all’estero», una «bella funzione, ma uguale per entrambi». Senza contare i 18 eletti all’estero. Per Pedica il ddl «è tutto e il contrario di tutto».
– Anche per questo alla plenaria – commenta – abbiamo vissuto momenti anche drammatici, perché è stato ribadito che Cgie e Comites hanno delle idee, mentre questo ddl mette insieme tante proposte non per trovare una soluzione ma per distruggerli.


Di diverso avviso il senatore Alberto Filippi (Lega) che ha auspicato una «rapida approvazione» di un Ddl «condiviso in modo trasversale, nonostante quello che dice Pedica, frutto di un lavoro congiunto da parte delle forze presenti nel gruppo di lavoro in Commissione Esteri, che ha fatto sintesi delle proposte di legge e dei rilievi emersi nelle audizioni». Tra i suoi emendamenti, anche un paio sottoscritti da Micheloni sulla regolarità del voto.


A favore dell’approvazione anche il senatore Basilio Giordano (Pdl) secondo cui il ddl è «un provvedimento atteso anche perché il rinnovo di Comites e Cgie era previsto nel 2009». Si tratta di una «riforma necessaria», dopo gli eletti all’estero.


– Credo che il Comites come riformato oggi abbia un ruolo ancora maggiore presso gli italiani all’estero, soprattutto – ha osservato – se riuscirà a dare spazio ai giovani e a quanti vogliono impegnarsi nella rappresentanza


Nella sua replica Tofani ha contestato le critiche di Pedica:
– Quando dice che questo ddl è tutto e contrario di tutto, un «copia e incolla» che distrugge, lei è vago e generico oltre che ingeneroso. Se dissente va bene, ma dire così è una caduta di stile nei confronti di chi ha lavorato per tanto tempo.


Alla fine è toccato al sottosegretario Mantica esprimere il parere del Governo: «guardiamo con grande rispetto ad un lavoro nato in Parlamento, voluto dai parlamentari. Il Governo volutamente non ha presentato una sua proposta di riforma, ma ha accompagnato il dibattito».


– È una questione quasi personale – ha detto -: non è facile per uno come me, che ha vissuto gran parte della sua vita politica con Tremaglia. Questa riforma sembra contrastare con l’architettura della rappresentanza data dal Maestro Tremaglia. Ma credo che proprio nel rispetto alla continuità di pensiero stiamo procedendo a un momento di grande rilevanza che sia in linea con il pensiero e l’azione di Tremaglia. Quando è stato approvato il voto all’estero si è ottenuto un risultato storico, ma allo stesso tempo era evidente che il Cgie, che per anni è stato un «piccolo parlamento» andava ricollegato con la nuova realtà.
Mantica ha quindi ringraziato gli eletti all’estero «perché c’è in loro uno sforzo all’interno di questo Parlamento come rappresentanti veri della comunità». Sottolinea che non sono loro ad aver bisogno dell’Italia, ma è l’Italia ad aver bisogno di loro.


– A me – ha aggiunto – dispiace che ci sia una posizione aprioristica nel Cgie. Andreotti ha detto «qualche volta a pensar male non si sbaglia». Credo che l’opposizione sia legata al fatto che nel nuovo Cgie non si saranno più i membri nominati dai partiti. Il Cgie sarà formato dagli italiani all’estero, dalle regioni e i «funzionari degli italiani all’estero» non avranno più ragione di essere rappresentati». D’altro canto, i Comites saranno «allargati»: dunque, dalla base possono presentarsi tutti, farsi eleggere e grazie alle proprie capacità salire fino al Cgie.